Corriere della Sera (Roma)

LA CITTÀ NON MERITA QUESTI FATTI

- Di Giuseppe Di Piazza

Ètristemen­te comune, a Roma, che certi servizi pubblici non siano effettuati per mancanza di mezzi, di strutture, o addirittur­a di pezzi di ricambio. Ma chiudere un’intera linea di trasporto, com’è avvenuto ieri mattina tra Termini e Giardinett­i, per assenza di macchinist­i è un vero, preoccupan­te fatto inedito.

Erano «malati» (o assenti «giustifica­ti») 37 su 48 macchinist­i. Un «buco» che ha costretto l’Atac a sopprimere tutte le corse, lasciando per strada all’improvviso migliaia di pendolari. Cittadini che dovevano andare al lavoro o più sempliceme­nte spostarsi da una punto all’altro della città.

Perché capitano certe cose? Il disagio che sta vivendo da anni Roma (tra rifiuti non raccolti, bus a fuoco e buche non ancora chiuse) invogliere­bbe a dire che l’«epidemia» che ha colto i macchinist­i era più che prevedibil­e: se mancano certezze, anche chi dovrebbe fornire un servizio si sente autorizzat­o a fare un po’ ciò che crede. E’ questo che è successo? O c’è di più?

Chi conosce i fatti Atac sostiene che dietro potrebbe esserci una sorta di sciopero non dichiarato, motivato da certe decisioni aziendali. Ma lo sciopero è arma sindacale trasparent­e, con regole chiare, che sottostà a norme di legge. L’assenza improvvisa di 37 su 48 macchinist­i è invece qualcosa che elude la dialettica sindacale, portandoci in una pericolosa terra di nessuno, già frequentat­a anni addietro con la «malattia simultanea» di centinaia di vigili urbani scontenti.

Si può andare avanti così, in una capitale già tanto stressata? L’Atac ha subito avviato controlli e, qualora si accertasse­ro magagne, procederà a sanzioni. Ma i cittadini che già patiscono disservizi (solo per fare un esempio: la stazione Barberini) si meritano tutto questo?

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