Corte dei Conti, inchiesta sul ciclo dei rifiuti Ipotesi: danno erariale
Si tratta di valutare quali siano le anomalie, quanto costino ai cittadini e di chi sia la responsabilità: del Comune, della Regione o di entrambi. La Finanza ha acquisito carte
Un’altra indagine Cerroni e 5 manager di Malagrotta sono indagati per il percolato nella vecchia discarica
Acquista consistenza l’ipotesi di un (enorme) danno per le casse pubbliche dallo smaltimento stop and go dei rifiuti romani: la procura regionale della Corte dei Conti, guidata da Andrea Lupi, avvia un’inchiesta che si annuncia gigantesca. E che dovrà mettere un punto alla «irregolare gestione dei rifiuti» presso il Comune di Roma.
Il fascicolo è assegnato al viceprocuratore contabile Massimiliano Minerva il quale ha già delegato la finanza ad acquisire documentazione presso la Regione Lazio da cui il 27 novembre scorso è partita l’ordinanza sulle «misure per affrontare le situazioni di eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente». Si tratta di comprendere, attraverso i documenti giunti in Regione, quali siano le anomalie del ciclo dei rifiuti, quanto costino ai cittadini e di chi sia la responsabilità, se del Comune, della Regione o di tutti e due.
Ma torniamo per un momento all’ordinanza regionale nella quale si individuavano alcuni modi per garantire il
Via Candia
Cassonetti stracolmi nei giorni scorsi. L’emergenza rifiuti torna a preoccupare i romani servizio di smaltimento fra le quali l’ «individuazione di siti di trasferenza e trasbordo» della spazzatura, il «potenziamento della flotta mezzi», la «corretta operatività contratti di subappalto» e il «noleggio di impianti di trattamento mobili». Mezzi che hanno, ovviamente, un prezzo per la collettività: dall’individuazione (e impiego) dei siti, al potenziamento della flotta, fino al noleggio di impianti di trattamento mobili.
Ora i magistrati contabili vogliono pesare i costi di quelle «azioni immediate» dell’ordinanza emergenziale, sapere — ad esempio — cosa si è fatto sul fronte dell’individuazione dei siti di smaltimento «dei rifiuti solidi urbani» o su quello della «procedura per la selezione degli impianti di conferimento all’estero». Ma vogliono anche sapere, più complessivamente, quale sia l’esito «dei controlli relativi al raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata» oppure se alcuni Comuni abbiano ricevuto sanzioni per «violazione della normativa in materia di raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti». Infine si chiede alla Regione di segnalare più generalmente «eventuali ulteriori conseguenze dannose per le pubbliche finanze derivanti dalla situazione di criticità ambientale connessa all’irregolare gestione dei rifiuti presso il Comune di Roma Capitale».
Intanto i colleghi della magistratura penale hanno concluso un’altra indagine sul patron della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni. Quest’ultimo assieme ad altri cinque dirigenti dell’impianto «omettevano di procedere all’emungimento dalla discarica di Malagrotta del rifiuto speciale denominato percolato di discarica prodottosi per effetto delle infiltrazione dell’acqua piovana nella massa dei rifiuti e della decomposizione degli stessi». Gli indagati hanno venti giorni di tempo per essere ascoltati o presentare memoria al pm Alberto Galanti.