Corriere della Sera (Roma)

Scale mobili pericolose, metro a «numero chiuso»

Accessi contingent­ati alla fermata Furio Camillo

- Arzilli

L’Atac dispone il «numero chiuso» per la stazione Furio Camillo, metro A. Significa che, dopo il collasso di una delle quattro scale mobili, l’accesso alla fermata potrà es- sere regolato da addetti della vigilanza ai varchi in modo da gestire il flusso degli utenti. «In ottemperan­za ai vigenti piani di emergenza della stazione», scrive Atac. Perché al momento l’impianto è off-limits, in riparazion­e oltre che sotto il faro degli inquirenti. Così, per evitare di ingolfare il sistema, si studiano «procedure di contingent­amento».

Furio Camillo a «numero chiuso». Secondo disposizio­ne interna dell’Atac, infatti, l’accesso alla fermata potrà essere regolato da addetti della vigilanza ai varchi per gestire il flusso degli utenti. Si tratta di una «pratica di ordine pubblico», spiega l’azienda, dovuta al recente collasso di una delle quattro scale mobili della stazione dela metro A. «In ottemperan­za ai vigenti piani di emergenza della stazione», scrive Atac. Perché al momento l’impianto è off-limits, in riparazion­e oltre che sotto il faro degli inquirenti. Così, per evitare di ingolfare la fermata sull’Appia e impedire che tutto il sistema risenta di eventuali rallentame­nti, si è pensato di studiare l’attivazion­e «immediata delle procedure di contingent­amento» in modo da regolare il volume dei flussi dei passeggeri. La disposizio­ne è stata firmata giovedì sera dal direttore d’Esercizio Linee A e B-B1, Giovanni Battista Nicastro, in base a un calcolo elaborato su numero di accessi in relazione allo spazio utile sulle banchine.

«Con attivi solo tre impianti su 4 è possibile far accedere in banchina solo 450 persone, circa metà di una banchina», spiega il documento prima fissare le regole per gli addetti in caso di super flusso. «Al raggiungim­ento di tale affollamen­to»,

l’operatore di stazione deve prima di tutto «comunicare alla Dct (la centrale operativa, ndr) la temporanea chiusura dei varchi», poi procedere e annunciare «con diffusione

sonora che l’ingresso nella stazione e momentanea­mente interdetto». Quindi «verificare all’arrivo del treno la liberazion­e della banchina», «riaprire i varchi» e comunicare che l’accesso «viene consentito di nuovo». L’ultima riga è sull’ipotesi che un’altra scala si guasti: nel caso «la stazione deve essere chiusa al pubblico». I sindacati non ci stanno e , «per gestire le emergenze», chiedono all’azienda di aumentare il numero di addetti in stazione.

Sembra un déjà vu. Più o meno la stessa cosa è successa, per esempio, a Barberini, con «grave danno» per le casse degli esercizi commercial­i che si affacciano sulla piazza. A cui ieri il M5S ha detto no allo sconto sulle tasse comunali. La richiesta di una compensazi­one fiscale dovuta alla chiusura prolungata (319 giorni) della stazione, riaperta la scorsa settimana ma solo in uscita, è arrivata ieri in Aula attraverso una mozione FdI con l’impegno per sindaca e giunta ad applicare «le agevolazio­ni sui tributi comunali» previste per legge. Mozione che, però, è affondata nonostante gli otto sì sull’asse FdI-Pd. Tra astenuti (14) e contrari (9) il M5S si è spaccato. Prima ha bocciato in blocco la proposta «inutile», come l’ha definita il presidente della commission­e Commercio, Andrea Coia. Poi ha girato la questione alla giunta «dal momento che tocca a loro decidere se procedere coi risarcimen­ti».

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