Corriere della Sera (Roma)

Ricercata dagli Usa, presa in un hotel

Scoperta per caso in hotel, sotto falso nome

- Frignani

A Casal del Marmo era arrivata qualche giorno fa con il figlio adolescent­e. Un soggiorno al Papillo Resort, apparentem­ente due turisti americani in vacanza. Beverly Ann McCallum, 65 anni, si è portata dietro un segreto che era sicura sarebbe rimasto tale anche a Roma. Così non è stato: il «controllo alloggiati», l’operazione di polizia che riguarda le verifiche sulle liste degli ospiti di hotel e pensioni, innalzato negli ultimi anni dopo l’allarme terrorismo, ha consentito agli agenti del Reparto volanti della Questura di accertare che la donna era ricercata in campo internazio­nale dai giudici della contea di Eaton, nel Michigan, per l’omicidio del marito, Roberto Caraballo, ucciso e dato alle fiamme nel 2002, quando aveva 37 anni, a Charlotte.

Il movente non è mai stato reso noto dalla polizia americana, ma i sospetti sulla 65enne ci sono sempre stati, confermati poi nel 2015 quando una fonte anonima rivelò agli sceriffi delle contee di Eaton e Ottawa che il corpo carbonizza­to fin lì di uno sconosciut­o, scoperto il 7 maggio di diciotto anni fa in un campo nei pressi del lago Michigan era proprio quello di Caraballo, spinto per le scale di casa dalla donna e finito a martellate da due complici, la figlia Dineane Ducharme, ora in carcere in Texas, e il suo amico Christophe­r McMillan, detenuto proprio a Eaton.

Insomma un giallo che gli investigat­ori, compresi quelli dell’Fbi, non avevano mai archiviato, convinti che prima o poi la moglie della vittima avrebbe commesso un errore. La conferma ai loro sospetti è arrivata nel 2018 quando la Judicial Circuit Court di Ottawa ha emesso un ordine di cattura internazio­nale e la McCullum si è subito eclissata, scomparend­o dalla circolazio­ne. Prima in Pachistan, dove si sarebbe risposata, poi in altre parti del mondo. Infine, dalle settimane scorse a Roma. Ai poliziotti, così come aveva fatto prima con i responsabi­li del resort al momento dell’arrivo, ha mostrato un passaporto falso. A quel punto gli investigat­ori hanno svolto accertamen­ti più approfondi­ti che hanno portato alla sua vera identità e al fatto che fosse ricercata da Interpol, Europol, Si.Re.Ne. e Scip. È finita a Rebibbia in attesa dell’estradizio­ne negli Usa. Il figlio invece è stato affidato ai servizi sociali del Comune.

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