Simone Cristicchi: «Esodo, il musical sulle foibe»
Cristicchi al Vittoria con «Esodo», musical sulle foibe
Romano da undici generazioni. «Di quelli veri: nonna era di Trastevere, nonno del rione Monti e io sono nato a Quarto Miglio». Ma trapiantato in Abruzzo per amore del teatro, «che ormai – dice – è sempre più centrale nella mia vita». Non solo perché Simone Cristicchi ne dirige uno (il Teatro Stabile d’Abruzzo, appunto) ma perché lì continua a trovare quella dimensione ideale per dar voce al suo sguardo – romanticamente lucido – puntato sul mondo, la storia e l’animo umano.
Così stasera torna a casa, al Teatro Vittoria di Testaccio, con Esodo, il nuovo musical civile nato da un riadattamento dell’applaudito Magazzino 18, spettacolo dedicato a una pagina dolorosa del passato nazionale – il dramma delle foibe con l’esodo degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia diventate jugoslave dopo il Trattato di Pace del 1947 – che ha collezionato ben trecentomila
❞ Sono vicende forse scomode, difficili da accettare, di certo rimaste troppo a lungo dimenticate
spettatori. «Ammetto che, quando decisi di allestirlo, non avrei mai immaginato questo successo – confessa Cristicchi – e la grande attenzione suscitata da un lavoro che racconta un luogo triste come il magazzino al Porto Vecchio di Trieste dove sono conservati scampoli di vite interrotte: sedie, armadi, materassi, letti, stoviglie, fotografie, lettere, diari, giocattoli e ogni bene quotidiano appartenuto agli esuli».
Invece proprio per questo lavoro Cristicchi ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Trieste, contribuendo a spalancare le porte di quel grande catasto (prima inaccessibile e oggi, aperto al pubblico) per farne un ritrovato luogo di memoria collettiva. Su cui torna a riaccendere i riflettori con Esodo. «La vicenda è la stessa di Magazzino 18 ma spariscono i personaggi e sono solo sul palco. È puro teatro di narrazione: in scena sono semplicemente Simone, con una chitarra in mano, e racconto le esecuzioni sommarie, la vita da profughi, lo sradicamento, la perdita d’identità. Vicende forse scomode, difficili da accettare, di certo rimaste troppo a lungo dimenticate lì dentro».
La nuova versione, prodotta dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Corvino Produzioni, accentua il valore educativo dell’operazione teatrale. «Mi piacerebbe vedere in sala tanti ragazzi – si augura Cristicchi – e soprattutto vorrei che tra il pubblico ci fossero anche quelle scolaresche che hanno visitato il Magazzino triestino. Dimostrando come il teatro civile e musicale possa entrare a pieno diritto nella formazione delle nuove generazioni». Con le sue canzoni popolari mescolate a quelle d’autore, con le dure testimonianze video e altri materiali d’epoca sostenuti dai testi di un’artista poliedrico, che sa mettere a fuoco i «fattacci» con grazia ma senza indulgenza.
Non solo a teatro. «Anche nelle canzoni rifletto questa urgenza – conclude – Se prendo in mano la chitarra non mi preoccupo delle classifiche ma di cosa raccontare. La stessa Abbi cura di me, presentata l’anno scorso a Sanremo, è nata sulla scia dell’indagine fatta per il mio spettacolo Manuale di volo per uomo». Un nuovo album? «È ancora lontano, ma arriverà».