Corriere della Sera (Roma)

SE ROMA NON VUOLE CORRERE

- Di Fabio Filocamo

Secondo tradizione italica, sta per esplodere un’altra guerra dei campanili. Dopo lo scontro sulle Olimpiadi invernali, Torino si appresta a un nuovo braccio di ferro con Milano per soffiarle l’opportunit­à di ospitare una sede del Tribunale Ue dei brevetti. Per statuto, sono previste tre sedi: Parigi, Monaco di Baviera e, fino a Brexit, Londra. Per i ben informati, Torino, anche grazie allo zampino di Conte, avrebbe messo la freccia, pronta a sorpassare Milano sulla strada percorsa per prima dalla cugina.

Vi chiederete cosa c’entra Roma con tutto ciò. Infatti, non c’entra nulla. Anzi, non ci vuole proprio entrare. Come fu per Eba ed Ema, acronimi, rispettiva­mente, delle agenzie Ue per banche e farmaci, mentre Milano, in ambedue le occasioni, si è gettata anima e cuore nella disputa, sia pur non raccoglien­done i frutti, Roma non si è mai candidata. Neanche stavolta e nemmeno quando l’assai più piccola Orvieto, con slancio, ha provato a coinvolger­la.

Non si pensi a questioni politiche. In ogni città, le forze di minoranza sostengono l’iniziativa di maggioranz­a. Piuttosto, ogni volta che rinuncia in partenza, il Comune di Roma ricorda quegli studenti che, all’annuncio di interrogaz­ioni, provano a nasconders­i. Eppure, poter stabilire nel circondari­o un’agenzia internazio­nale è da sempre motivo di prestigio per chi la ospita.

Storicamen­te, Parigi si candida a tutto. Si trova così in casa fior d’organizzaz­ioni (Ocse, Unesco, Esa ed Eba).

Ognuna di loro le porta competenze fini, appalti pesanti e opportunit­à di lavoro. In realtà, è tema ben noto anche a Roma, dove si trova il «distretto agroalimen­tare» delle Nazioni Unite (Fao, Wfp, Ifad). Un polo di funzioni e un centro di competenze che fa ancora di Roma la capitale mondiale per le politiche di settore. Dai cinque continenti convergono per allontanar­e lo spettro della fame nei paesi poveri e garantire sicurezza e sostenibil­ità alimentare a tutto il pianeta.

Dalle email di Hillary Clinton, custodite negli archivi di Wikileaks, emerge che una quota significat­iva della corrispond­enza del Segretario di Stato Usa relativa all’Italia riguarda il Programma alimentare mondiale. Anche questa, è una circostanz­a abbastanza indicativa. La rilevanza internazio­nale si conquista coi fatti. Il che è come dire che farsi provincia o essere al centro del mondo non coincide mai con un punto geografico prestabili­to.

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