Anticorruzione contro Atac per scale e ascensori fermi
Attivata la Procura. Ieri fuori uso 63 impianti
Dopo un’istruttoria sulla manutenzione delle scale mobili nella metro, l’Anac trasmette gli atti alla Procura e alla Corte dei Conti. L’Atac, sostiene, non ha prestato attenzione ai requisiti delle aziende (Metroroma scarl e poi Del Vecchio) che si sono aggiudicate l’appalto. Non bastasse, vi è «poca chiarezza» nell’attribuzione alla Schindler di una quota del subappalto.
Sessantatré impianti fermi tra scale e marciapiedi mobili, ascensori, servoscale e piattaforme elevatrici. Questo lo stato dell’arte ieri nella rete metro-ferroviaria gestita da Atac: quasi il 10% dei 654 impianti di traslazione a uso pubblico (ce ne sono altri 77 a disposizione del personale per un totale di 731) risultano ancora fuori servizio. La maggior parte è distribuita tra le stazioni della metro A, dove non c’è pace dal crollo della scala mobile di Repubblica — ottobre 2018 — che vide coinvolto un gruppo di russi tifosi del Cska Mosca a Roma per una partita di Champions. Stazione poi riaperta alla fine di giugno del 2019. Nel giorno in cui l’autorità Anticorruzione invia le carte della sua istruttoria alla Procura (e alla Corte dei Conti) questa è la situazione.
Fu allora, e qualche settimana dopo anche con la chiusura dalle stazioni Barberini e Spagna, che scoppiò il caso delle riparazioni «fai da te» con comuni fascette da ferramenta. Lavori eseguiti dalla Del Vecchio, cioè l’azienda napoletana che aveva operato sulle manutenzioni degli impianti nella metro romana in subappalto dalla Metroroma scarl. Entrambe le società sono finite sotto il faro delle Procure, penale e contabile, attivando anche l’inchiesta dell’Anticorruzione. L’Anac, infatti, indaga su come sia stato possibile per l’Atac affidare l’appalto senza aver esattamente conto delle fasi successive: «Poca chiarezza» su come i lavori siano stati affidati alla Del Vecchio che, a quanto risulta dalle carte, non sarebbe stata indicata «nella terna dei subappaltatori». Una volta rescisso il contratto, comunque, per questioni di sicurezza il Campidoglio ha provveduto a far partire una serie di controlli a tappeto su tutti gli impianti capitolini. Al momento — dopo l’avvio dell’iter della «gara ad evidenza pubblica per il nuovo affidamento triennale», dice l’Atac — è in corso un check nelle stazioni Cipro, Valle Aurelia e Battistini. E questo spiega perché in queste fermate ci sono molti ascensori e parecchie scale mobili off limits. In più sulla situazione insiste la riapertura parziale della fermata Barberini, gli ingressi eventualmente contingentati in quella di Furio Camillo e la chiusura della stazione Cornelia seguita allo stop di baldo degli Ubaldi.
Sotto la lente di ingrandimento degli esperti dell’Anticorruzione è finita la quota di subappalto attribuita alla «Schindler» che aveva concorso all’aggiudicazione del primo posto e in seguito, pur sconfitta, è rientrata per così dire dalla finestra. Dall’Anac si sottolinea come avere «un concorrente come subappaltatore» possa costituire un «collegamento tra le offerte di dubbia trasparenza».
Ma la censura dell’authority è più generale e riguarda lo scarso peso attribuito da Atac nella selezione del vincitore alle competenze delle ditte partecipanti. Osservano dall’Anac come ad esempio sia stato considerato il «fatturato globale» delle ditte e non quello specifico. «Tale circostanza — scrivono gli esperti Anac — non era idonea a garantire la partecipazione di imprese dotate di effettiva esperienza nel settore, considerato che a concorrere alla determinazione del fatturato globale possono aver contribuito anche altre attività ugualmente presenti nell’oggetto sociale».