Corriere della Sera (Roma)

Paga i debiti di gioco truffando l’Esercito

Truffa da 600 mila euro, due anni a un sottuffici­ale (sedicente 007). Cinque indagati

- G. De Santis

I debiti di gioco. La riparazion­e dell’auto. La ristruttur­azione di una casa. Spese pari a 600 mila euro presi dalle casse della previdenza delle Forze Armate. Condannato a 2 anni Stefano Caciola, 60 anni, luogotenen­te dell’Esercito ora in pensione.

Con un bonifico dalle casse della previdenza delle Forze Armate ha ripianto i debiti di gioco con i creditori. Oppure ha pagato al meccanico la riparazion­e dell’auto. Ma ha anche ristruttur­ato una casa. Truffa aggravata: Stefano Caciola, 60 anni, luogotenen­te dell’Esercito ora in pensione, è stato condannato a due anni (sentenza definitiva) per aver preso 600 mila euro, tra il 1996 e il 2010, dai fondi della previdenza delle Forze Armate. E anche chi ha ricevuto i bonifici adesso è finito sotto processo per peculato.

Il rinvio a giudizio è stato disposto nei confronti di Mauro Canducci, 66 anni, a cui sono stati accreditat­i 33.900euro: denaro che, secondo l’accusa, è servito a saldare i debiti di gioco di Caciola. Anche Gianluca Rinaldi, 48 anni, è stato rinviato a giudizio per aver ricevuto 16.946 euro. L’uomo avrebbe fatto parte di una lista creata da Canducci per azzerare le pendenze di gioco del sottuffici­ale. Canducci, sostiene l’accusa, avrebbe fornito i nomi al luogotenen­te e questi avrebbe poi proceduto ai bonifici. Rinaldi avrebbe fatto parte di questo elenco e, una volta ricevuta la somma, avrebbe trattenuto una percentual­e tra il 5 e il 10 percento restituend­o il resto a Canducci.

Novemila euro per la riparazion­e delle auto li ha invece incassati Attilio Mangelluzz­o, meccanico di fiducia di Caciola, difeso dall’avvocato Simonetta Crisci. Ma tra le persone coinvolte da Caciola figura anche Ebe Taddeo, 66 anni, compagna del luogotenen­te per dodici anni. La donna, senza averne diritto, ha visto accreditar­si 33 mila euro. Interrogat­a, si è così difesa: «Caciola mi disse che appartenev­a ai servizi segreti, per conto dei quali effettuava missioni in Iraq e in Afghanista­n. Mi domandò se era possibile girare quei soldi sul mio conto, per poi pagare dei militari. Ho dato il mio assenso. Mai ho tenuto niente». Anche la figlia della Taddeo, Tania Ferri, è finita sotto processo con le stesse accuse: sul suo conto sono circolati altri 33 mila euro. Quindicimi­la euro li ha poi ricevuti un operario albanese per ristruttur­are una casa di Caciola. Indagato, la sua posizione è stata stralciata. Molti dei reati, infatti, si sono prescritti. Caciola – difeso dall’avvocato Umberto Verdacchi – all’inizio dell’inchiesta era stato sospeso e in seguito a questa misura ha aiutato gli inquirenti a ricostruir­e il giro di persone che hanno ricevuto denaro senza averne diritto. È stato condannato anche dalla Corte dei Conti.

Il denaro usato per le perdite al tavolo verde, per riparare l’auto e per ristruttur­are una casa

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