È l’ora capire chi è da Roma e chi no
Si doveva vincere, senza discussioni. Ma siccome di scontato nella Roma ultimamente non c’è niente, bisogna godersi la comoda vittoria contro il Lecce, seconda consecutiva in questo per ora deludentissimo 2020.
Bisogna tenersela stretta, per quello che vale - non solo i tre punti, ma un ritrovato ottimismo - e per come è venuta. Hanno fatto tutti o quasi bene: in attacco, centrocampo, difesa. Si è vista una squadra che aveva voglia e gioia di giocare, di scrollarsi di dosso - forse - anche l’angoscia di una giornata di Serie A falcidiata dalle partite annullate per cause di forza maggiore.
Adesso la bravura sarà evitare di passare in un colpo solo dalla depressione all’entusiasmo. Perché non si era all’Anno Zero (inteso come «rosa» ma quasi anche come punti) prima, non si è un gruppo di fenomeni ora. In attesa che arrivi il cambio di proprietà, tutti devono ancora dimostrare - e conquistare - tutto. Non significa necessariamente un trofeo o il piazzamento in Champions, ma impone di dimostrare che questa squadra ha un futuro e una base importante su cui continuare a costruire.
Ha ragione infatti Fonseca: non si può parlare di «fallimento» nel caso in cui non si raggiunga il quarto posto. Ma questo è vero se nell’ultimo terzo di campionato e in Europa League la Roma farà il salto di qualità. Ormai non ci sono più alibi: i giocatori sono tornati quasi tutti disponibili, l’allenatore è ormai al nono mese di esperienza nella Capitale. È ora di far vedere in campo cosa è davvero la Roma e chi è davvero da Roma.