Prati, pesce rosso sul bancone del bar Guardie zoofile multano un cameriere
Aproposito di storie inverosimili alle quali assistiamo nella nostra povera città abbandonata, aggiungo questa, che sto raccontando a tutti gli amici. Sabato scorso ero con un amico al nostro bar preferito, Il piccolo diavolo di piazza Cola di Rienzo, a bere il caffè e a leggere il giornale. Da anni, su un ripiano, c’è un vaso con un pesciolino. È amato da tutti i clienti, che si informano sulla salute (ottima), seguono la distribuzione di cibo e le cure che gli vengono riservate. Bene,
sabato all’improvviso entrano nel bar due uomini e una donna, con tuta blu sulla quale spiccava la scritta bianca «Guardie zoofile»: hanno cominciato a fare foto al pesciolino, si sono seduti, hanno fatto un interrogatorio al ragazzo che lavora nel bar, proprietario del pesce.
Le guardie zoofile si sono messe a stendere un verbale e a fare numerosissime telefonate al cellulare. Ho sentito allibita una delle guardie che dettava all’altra, in perfetto burocratese, la frase «si verifica la presenza di pesce rosso in contenitore di vetro delle dimensioni ecc. ecc.»). Le guardie zoofile sono rimaste ore (non per modo di dire) a indagare e a minacciare «il sequestro del pesce», continuando a riempire fogli su fogli. Il ragazzo, che piangeva al pensiero del distacco dal suo pesciolino, dopo lunga trattativa ha convinto le guardie che a casa della mamma, dove vive, ha un bellissimo acquario. A questo punto le guardie gli hanno fatto una multa di 100 euro, dietro assicurazione che il pesce sarebbe stato travasato nell’acquario, e più tardi, nella stessa giornata, hanno fatto un sopralluogo a casa del ragazzo, per verificare lo stato dell’acquario e, immagino, aver completato il poderoso dossier sul pesce. Vi ho raccontato questa storia perché mi è sembrata esemplare di come, in una città che avrebbe bisogno di cure intelligenti, le regole vengano applicate in modo ottuso, con dispersione di tempo, energie e soldi dei cittadini.