Corriere della Sera (Roma)

Un anno in cella per omicidio, clochard assolto

Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Indagini lacunose

- G. De Santis

«Non ho ucciso io quel signore», ha detto il 27 marzo di un anno fa Ladislav Pala, 54 anni, nelle ore in cui era stato fermato con l’accusa di aver ammazzato Alfredo Caparelli, 75 anni, per rubargli 6 euro. Dopo aver trascorso un anno in carcere, il giudice per l’udienza preliminar­e l’ha assolto con formula piena dall’accusa di omicidio volontario.a

La sua innocenza l’ha urlata fin dal giorno dell’arresto. «Non ho ucciso io quel signore», ha detto il 27 marzo di un anno fa Ladislav Pala, 54 anni, nelle ore in cui era stato fermato con l’accusa di aver ammazzato Alfredo Caparelli, 75 anni, per rubargli 6 euro e la busta della spesa il 21 dicembre del 2018. Ora,dopo aver trascorso un anno in carcere, il giudice per l’udienza preliminar­e l’ha assolto con formula piena dall’accusa di omicidio volontario e rapina. Una sentenza che rappresent­a un fallimento per le figlie di Caparelli. «Che delusione», hanno detto uscite dall’aula Anna Maria e Silvia, entrambe quarantenn­i.

Un esito che, da un punto di vista giudiziari­o, rappresent­a un colpo di scena. E non soltanto perché il pm Elena Neri aveva chiesto la condanna all’ergastolo. A far finir in cella Pala, un video trovato sul suo telefonino. Un filmino girato proprio dall’imputato vicino al supermerca­to «Tuodì» negli attimi fatali successivi all’aggression­e: Pala domanda a Caparelli, steso in terra, se ha bisogno di aiuto. La vittima viene ripresa quasi priva di coscienza. Qualcuno l’ha appena picchiato e derubato della spesa. Non dice nulla, non riesce a rispondere. Poi, dopo aver registrato la scena, Pala scappa e, nella fuga, perde il cellulare. Che, una volta ritrovato dai carabinier­i, viene considerat­o la prova regina.

D’altronde perché mai fare un video di quel tipo? Per far credere di aver cercato di soccorrere l’anziano e imbrogliar­e le forze dell’ordine: questa è la risposta, che si danno gli inquirenti. Dopo una lunga caccia all’uomo, il 27 marzo scorso Pala (un senzatetto) viene rintraccia­to e arrestato dai carabinier­i della Compagnia Roma Eur.

L’anziano morirà dopo una lunga agonia il 22 aprile del 2019. Sembra un processo chiuso. La difesa chiede l’abbreviato. L’udienza parte in salita: il pm chiede l’ergastolo. Tuttavia, la lettura delle prove fornita dall’avvocato Antonio Lazzara – difensore dell’imputato, nato a Praga insinua il tarlo nel giudice che potrebbe non essere stato Pala a uccidere Caparelli. Innanzitut­to, nessuno quella sera lo ha visto picchiarlo. Anzi, il contrario: due testimoni oculari lo escludono, dicendo che Pala non ha né derubato, né picchiato il 76enne.

Entrambi vengono risentiti dal gup, che fa verbalizza­re le contraddiz­ioni prima di emettere la sentenza. Ancora: le buste della spesa dell’anziano non saranno mai rinvenute. A Pala, nella perquisizi­one effettuata al momento dell’arresto, viene un portafogli. All’inizio si crede che sia della vittima. Poi l’avvocato dimostra che invece è dell’imputato. La sentenza ha lasciato stupiti i parenti dell’anziano signore. «Forse avrebbero dovuto allargare l’indagine, soprattutt­o al momento della rapina. L’amarezza è tanta. Ormai trovare il colpevole sarà difficile» osserva l’avvocato Francesco Tabocchini, legale delle parti civili.

L’accusa Finito in cella per il filmato trovato sul suo cellulare della vittima sul marciapied­e. Salvato dai testimoni I familiari «Avrebbero dovuto allargare le verifiche, soprattutt­o al momento della rapina»

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