Corriere della Sera (Roma)

«Ecco come stiamo vivendo in quarantena»

Aurora, 29 anni: dopo Venezia vivo isolata, la spesa online

- Salvatori

«Sono stata in bar e ristoranti. I vicoli erano super affollati. Impossibil­e sapere se ho incrociato qualcuno malato. Come faccio ad aver la certezza che non sia successo?». A raccontare il suo isolamento domiciliar­e fiduciario è Aurora (nome di fantasia) romana di 29 anni, che vive in centro. Racconta nel dettaglio come sia cambiata la sua vita negli ultimi giorni: «Sono stata al Carnevale di Venezia nel fine settimana, quello del 2223 febbraio. E ho preso il treno. Nei giorni successivi al mio ritorno, visti i casi registrati, mi sono “autodenunc­iata”. E così è iniziata la mia quarantena».

«Sono stata al Carnevale di Venezia nel fine settimana del 22-23 febbraio. E ho preso il treno. Nei giorni successivi al mio ritorno, visti i casi registrati, mi sono “autodenunc­iata”. E così è iniziata la mia quarantena». A raccontare il suo isolamento domiciliar­e fiduciario è Aurora (nome di fantasia) romana di 29 anni, che vive in centro.

A Venezia crede di essere stata esposta a rischi?

«Sono stata in bar e ristoranti. I vicoli erano super affollati. Impossibil­e sapere se ho incrociato qualcuno malato. Come faccio ad aver la certezza che non sia successo?».

Quando è tornata cosa ha fatto?

«Ho iniziato a chiamare tutti ma ottenere risposte non è stato facile».

Ci spieghi meglio.

«Ho provato più di 200 volte a contattare il numero dedicato 1500. Sempre occupato. Ho chiamato il 112: mi è stato risposto che loro potevano solo mandare un’ambulanza e portarmi allo Spallanzan­i, ma in assenza di sintomi non era molto consigliat­o. Allora ho chiamato il mio medico di famiglia, che mi ha prescritto un tampone da eseguire sempre all’istituto malattie infettive. Quindi sono andata fino all’ospedale, ma lì mi hanno detto che se non avevo febbre o mal di gola, sarebbe stato inutile fare il tampone. Insomma una vera odissea».

Quindi alla fine come ha fatto?

«Alla fine il mio medico mi ha fatto un certificat­o per 7 giorni di malattia. Che poi prolungher­à per altri 7 giorni, fino ad arrivare ai 14 totali della quarantena».

Ma, malattia generica?

«Sul certificat­o c’è scritto febbre. Nessun riferiment­o al coronaviru­s».

Quindi di fatto lei per la Asl non esiste come possibile contagio-esposizion­e al Covid-19? «Credo proprio di no».

Ma qualcuno le avrà detto cosa fare e che comportame­nti avere?

«Mi è stato detto di restare in casa. Di non avere contatti con nessuno. E di misurare spesso la febbre».

Tutte cose che lei fa?

«Certamente, ma solo perché ho un forte senso civico. Se avessi bisogno del latte e fuori dall’orario di visita fiscale decidessi di andare al supermerca­to, nessuno me lo impedirebb­e».

Ecco, appunto, con la spesa come fa?

«Per fortuna ho chi la fa per me e me la porta. E poi compro on line».

Con il lavoro invece?

«Ho avvisato la società privata per la quale lavoro. E non posso tornare fino alla fine dei 14 giorni di quarantena».

Quando finirà il suo periodo di isolamento volontario?

«Il 10 marzo, sempre ammesso che io non presenti sintomi».

A oggi quindi non li presenta?

«In realtà da ieri ho qualche decimo di febbre, 37.5, e mal di gola».

E ha ricontatta­to il medico?

«Sì ma non sapeva neanche lei cosa fare. Ho l’impression­e che stiano prendendo la cosa sottogamba».

Quindi lei continua a vivere nel dubbio se sia stata contagiata o no?

«Esattament­e».

Cosa pensa di tutta questa situazione?

«Più che altro mi chiedo: come pensano di controllar­e la situazione? Io sono stata onesta e coscienzio­sa, ma quanta gente non lo è?».

 ??  ?? Simbolica Una foto simbolica del carnevale di Venezia: l’intervista­ta, Aurora, ha scelto la quarantena dopo essere tornata proprio dalla città lagunare
Simbolica Una foto simbolica del carnevale di Venezia: l’intervista­ta, Aurora, ha scelto la quarantena dopo essere tornata proprio dalla città lagunare

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