Ambra Angiolini: «Il teatro è la mia conquista»
Ambra Angiolini madre di un bambino nel «Nodo», un testo sul bullismo in scena da mercoledì
L’aula di ricevimento di una scuola elementare. A colloquio due donne: un’insegnante, Ludovica Modugno, e la madre di un bambino di quinta che è stato sospeso, Ambra Angiolini. Un incontro come tanti all’apparenza. «Che, però, con un ritmo da thriller psicologico, rivela mano a mano piani inaspettati, come i nodi di una corda che si sciolgono». È stata la capacità di parlare al presente a spingere l’attrice a interessarsi al testo di Johanna Adams, Il nodo, da mercoledì prossimo al Teatro Ambra Jovinelli con la regia di serena Sinigaglia, tradotto da Vincenzo Manna e Edward Fortes. «Quali sono le responsabilità educative dei genitori e quali quelle delle istituzioni nei confronti dei figli? Di chi è la colpa se i nostri figli si trasformano in vittime o carnefici? Dove sbagliamo? Chi sbaglia? Di chi è la responsabilità?», le domande rilanciate dalle note di regia. «Non è solo un testo sul bullismo — continua Ambra —, i nodi che si sciolgono ci obbligano a affrontare il confronto, a andare in profondità».
Le cose, racconta l’attrice, non sono mai semplici come le vorremmo. «Ma qui sta il bello. Per questo cercando un testo insieme a Federica Vincenti con cui collaboro da anni, siamo rimaste conquistate da Il nodo. Alla fine, dal confronto serrato tra le due donne, il testo arriva a svelare chi ha ragione ma ti lascia con dubbio che avere ragione non serva a niente. Lo trovo molto moderno: oggi tutti vogliono sempre essere nel giusto, come se avere ragione ti desse un premio. Ma resta un atto sterile, mentre il confronto con l’altro è sempre prolifico».
Parola di una che da sempre cerca possibilità di mettersi alla prova. «Ho una certa esperienza in effetti, ho già trent’anni di contributi», scherza ma non troppo ricordando gli esordi da ragazzina a Non è la Rai. «Sono una testimone concreta della ricerca di un “noi”, anche nella mia vita privata, anche dopo separazione — da Francesco Renga, ndr — ho cercato un noi, anche con i figli. E anche nel lavoro, quando ho scelto di non continuare a essere una star tv, che necessariamente deve privilegiare l’io, e individuare luoghi dove il lavoro collettivo fosse centrale». Il teatro, che frequenta da una ventina d’anni, è una passione vera. «Ti obbliga a metterti in discussione, buttarti. Anche di fronte a platee ostili, che possono capitare. Una bella scuola, anche nella vita dovresti prevedere di non vincere sempre. Se accetti il confronto, ti dai un’altra possibilità. È il mio premio».
Non che abbia abbandonato la tv. Come attrice, però, non conduttrice. Prossimamente andrà in onda su Canale 5 la seconda stagione de Il
silenzio dell’acqua con Giorgio Pasotti. «Sono felicissima, è una bella storia, con un bel ruolo. È stata la mia prima serie tv, che sia stata confermata è una bella soddisfazione». Il cinema, al momento può attendere. «Ora mi piacerebbe un personaggio un po’ pensato. Mi ci sono buttata con l’entusiamo con cui continuo a affrontare tutto. All’inizio ho sempre fame, devo tenere a bada la sedicenne che è in me e non risco a zittire. Credo nella forza del noi anche per quel che riguarda me, in questo momento mi sembra di poter convivere pacificamente con tutte le donne che ho dentro».
Un po’ di timore, confessa, lo sente all’idea di giocare in casa, davanti al pubblico romano. «Sono 15 anni che non ci abito, ma le radici sono quelle, so che qui non mi fanno sconti. È come se dovessi recitare davanti il mio mentore, Gianni Boncompagni, o a Ferzan Özpetek che per primo mi diede un’occasione importante al cinema». Un nuovo nodo da sciogliere.
L’attrice «Il palcoscenico ti obbliga a metterti in discussione. Anche di fronte a platee ostili»