Commissario sospeso: rivelati segreti d’inchiesta
Indagato dirigente del commissariato del Palazzo di giustizia
Pierluigi Borgioni, dirigente del commissariato del Palazzo di giustizia è stato sospeso per 3 mesi dal lavoro: è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. Ha raccontato a Sergio Lazzarini, proprietario del Viareggio Calcio, coinvolto in un’altra inchiesta, che la magistratura di Lucca lo stava intercettando.
L’accusa è grave, la misura circoscritta: Pierluigi Borgioni, dirigente del commissariato di polizia della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, è stato raggiunto da un’interdittiva di tre mesi dal lavoro, su richiesta della Procura capitolina. Borgioni è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento personale nei confronti di Sergio Lazzarini, proprietario del Viareggio Calcio sottoposto a un’inchiesta della procura di Lucca nella quale erano ipotizzati reati finanziari nei suoi confronti. Il dirigente di polizia lo avrebbe informato di una serie di novità investigative che lo riguardavano e in primis di un’attività di intercettazione intrapresa dai magistrati lucchesi.
Nei mesi scorsi, nei confronti di Borgioni, era stata aperta un’indagine dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Laura Condemi e il suo nome era finito sul registro degli indagati. Quindi gli approfondimenti - delegati alla Squadra mobile - e le conclusioni. Borgioni sarebbe colpevole di una delicata fuga di notizie. Nei prossimi giorni sarà ascoltato dai pm e dalla giudice per le indagini preliminari, Alessandra Boffo, e potrà offrire la sua versione dei fatti.
Il dirigente era arrivato a piazzale Clodio pochi anni fa mentre, in precedenza, aveva lavorato all’ufficio anticrimine della questura. Il 22 gennaio scorso, in qualità di testimone è stato sentito al dibattimento sulla vicenda Shalabayeva. Si tratta del processo legato al rimpatrio forzato della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov fra il 29 e il 31 maggio del 2013. Vicenda per la quale l’ex capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese (ora questore di Palermo), e l’allora responsabile dell’ufficio immigrazione, Maurizio Improta, sono stati rinviati a giudizio dal gip di Perugia.
Non è la prima volta che affiora un caso imbarazzante per la cittadella giudiziaria. L’ultimo era stato quello di Simona Amadio, cancelliera, che lavorava nell’ufficio del procuratore aggiunto, Angelantonio Racanelli, che per l’accusa aveva fornito notizie coperte dal segreto istruttorio all’imprenditore Carlo D’Aguanno per ottenere favori. In primo grado la Amadio è stata condannata a 8 anni.
L’accusa
Borgioni ha raccontato al proprietario del Viareggio calcio Lazzarini che lo stavano intercettando
Il gip
Il provvedimento cautelare prevede tre mesi di interdizione dall’attività