Stop alla Tari, alberghi e ristoranti chiedono di più: «Così non basta»
Dal commercio al turismo grido d’allarme degli operatori: crollano le prenotazioni e gli incassi anche nei bar. «Il Comune dovrebbe sospendere pure le altre tasse»
«Lo stop alla Tari? Va bene, ma non basta». Il grido di allarme lo lanciano albergatori, ristoratori e commercianti romani nel commentare i primi provvedimenti che sta studiando il Campidoglio per aiutare i settori più colpiti dagli effetti del coronavirus.
Infatti sono stati dimezzati, in una settimana, euro più euro meno, gli incassi di hotel, ristoranti e bar. Così il Comune sta pensando a una misura provvisoria in favore delle attività produttive: stop alla Tari per compensare ai danni causati dall’epidemia.
«È un primo passo, ma non basta perché la situazione continua a peggiorare», è il commento di Maurizio Stornelli, proprietario di un forno e dell’hotel Antica Dimora delle 5 Lune in via Giuseppe Zanardelli, a due passi da piazza Navona. Qui i turisti vanno per la maggiore e «le cancellazioni raggiungono quasi il 60%», dice Stornelli. «In 48 ore abbiamo registrato decine di disdette. Se continua così, saremo costretti a licenziare alcuni dipendenti».
Altra zona, altro albergo, ma stessi disagi e problemi. Andrea è il receptionist dell’Atlante Star, quattro stelle in via Giovanni Vitelleschi, a due passi da Castel Sant’Angelo: «Ci hanno chiamato e scritto in tanti, hanno tutti paura del virus». Non bastano dunque le rassicurazioni per convincere i turisti, soprattutto gli stranieri. Sono loro ad aver disdetto gran parte delle camere.
Sempre nel centro storico il caso del fatturato si tocca con mano. «Il dado è tratto, si è creato eccessivo allarmismo, per recuperare ci vorrà del tempo», ne è convinto Numa
Pompili dell’osteria Da Fortunata. Lo storico ristorante di via del Pellegrino, dove i tonnarelli vengono lavorati a mano e si vedono direttamente dalla vetrina, da dicembre ha aperto anche in corso del Rinascimento. «Fino a una settimana fa avevamo la fila fuori, adesso abbiamo solo tre tavoli occupati (ed è ora di pranzo, ndr)», sottolinea Pompili mentre mostra il quaderno delle prenotazioni con decine di cancellazioni. «La gente lo dice: non viene più a Roma per la diffusione del coronavirus. Adesso serve un cambio di rotta». L’esenzione dalla tassa sui rifiuti? «Utile, ma sicuramente non sufficiente risponde il ristoratore -. Il calo è davvero impressionante».
Una constatazione che trova riscontro anche nelle parole di Nicola Imbriaco, chef del pastificio artigianale Borghiciana a Borgo Pio: «Siamo i fornitori di tanti locali della zona, la richiesta di pasta nell’ultima settimana è scesa almeno del quaranta per cento». Tanto che Confcommercio ha stimato la perdita - solo di mancati incassi per bar e ristoranti - in 3 milioni al giorno. E anche nei mercati rionali i prezzi di frutta e verdura sono crollati.
Nel ristorante Settimio all’Arancio, locale spesso affollato da romani, turisti e qualche vip, «questa settimana il crollo di presenze è stato del sessanta per cento circa - spiega il titolare Lino Cialfi -. Speriamo che la situazione migliori...». «Noi viviamo di turisti, se calano ancora per noi è la fine», ricorda Sergio Pani, dipendente del Caffè Mariotti a piazza Navona. «Se davvero vogliono aiutarci, oltre a sospendere la Tari, dovrebbero abbassare le altre tasse. Noi non siamo nella “zona rossa” - commenta Pani -, ma i danni sono evidenti anche nel cuore della città». Meno turisti? «È evidente, non ci vuole molto per capirlo», è la risposa di Arghavan della gelateria Tre Fontane.
Rocco De Franchi, proprietario di Bea Suites Luxury Room in via Tagliamento, quartiere Coppedè, osserva: «Alcuni professionisti milanesi hanno disdetto le prenotazioni, perché le loro aziende hanno bloccato le trasferte: solo smart working. Fatto sta che il calo ad oggi è almeno del 30%. Ci auguriamo che qualcosa cambi presto perché a marzo comincia per noi l’alta stagione». E sullo stop alla Tari per le attività produttive, pensato dalla Raggi: «È una buona idea, anche perché il servizio è così scadente che non andrebbe mai pagato già in condizioni normali - conclude De Franchi -, figuriamoci ai tempi del coronavirus».
Lino Cialfi «Questa settimana la riduzione di clienti nel locale è stata del 60%. Spero che la situazione migliori»
Maurizio Stornelli «Nel mio hotel prenotazioni diminuite del 50%. Nelle ultime 48 ore abbiamo avuto tante disdette»