Corriere della Sera (Roma)

«La mia borsa sparita»

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Sono una mamma single e studentess­a, non lavoro: il 15 gennaio ho subito un furto del valore di circa 250 € mentre ero ricoverata presso il reparto di Malattie infettive e tropicali all’Umberto I: un ricovero inaspettat­o, ero corsa in ospedale per una probabile faringite convinta che sarei tornata a casa il giorno stesso. Alle 6.30, dopo una nottata passata quasi sempre sveglia, poco dopo aver riposto le cuffiette nella borsa accanto al mio letto, ho sentito entrare l’infermiere che mi ha misurato la temperatur­a e poi la signora delle Sono rimasta a dormire perché da lì a poco sarebbe stata l’ora delle visite. Al mio risveglio la borsa non c’era più e con lei il mio portafogli­o con tutti i documenti miei e di mio figlio, i soldi, le carte, i libretti e tutti i miei effetti personali. La mia vicina di letto non aveva visto o sentito nulla di strano. Ho subito allertato gli infermieri. Uno di loro ha chiesto alla signora delle pulizie se avesse visto entrare qualcuno nella stanza. Ho chiesto di chiamare la polizia, ma mi hanno detto che avrei dovuto attendere l’arrivo della caporepart­o. Dopo una mezz’ora abbondante questa mi ha fatto sapere che la polizia non rispondeva e di fronte alla mia insistenza mi ha detto: «Non è la prima volta che accade. Ora calmarsi, vada a fare colazione. Non si stupisca, portando in ospedale quella borsa se l’è proprio cercata». La stessa mentalità becera che accusa una ragazza di aver istigato alla violenza poiché indossava abiti succinti. La vittima può solo tacere e accettare che a vincere saranno sempre i criminali. Ho chiesto se fosse possibile visionare le registrazi­oni delle telecamere sul corridoio, ma infermieri e polizia mi hanno detto che di sicuro non erano in funzione.

Eleonora Ferri

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