Corriere della Sera (Roma)

Prima dopo 20 anni Inzaghi lega due mondi opposti

Cragnotti e Lotito, filosofie agli antipodi. Ma ora i risultati sono gli stessi

- di Stefano Agresti

È cambiata la filosofia, soprattutt­o. Non solo le facce, a parte rarissime eccezioni. Quest’ultimo aspetto, in fondo, è inevitabil­e: l’ultima volta che la Lazio è stata al comando della classifica nel girone di ritorno risale a vent’anni fa, il 14 maggio del 2000, ed è normale che adesso gli uomini non siano gli stessi di allora. Non sono nuovi solo i calciatori, ma anche quasi tutti i dirigenti e il presidente. E passando da Cragnotti a Lotito si sono trasformat­i i progetti, i modi di agire, le idee. La filosofia, appunto.

Cragnotti spendeva. Senza freni. Le possibilit­à economiche erano grandi, le ambizioni di più. E allora arrivavano Crespo e Veron, Mendieta e Vieri, tutti a costi stratosfer­ici. Alla lunga il presidente di allora l’ha pagata, ma se l’è goduta. E con lui i tifosi della Lazio, arrivata a vette mai raggiunte né prima né dopo anche in Europa.

Per comprender­e il modo d’agire diverso, anzi opposto, bastano i numeri: alla faccia dell’inflazione, dei diritti televisivi aumentati a dismisura e dell’introduzio­ne dell’euro, tutti gli acquisti più dispendios­i nella storia biancocele­ste risalgono alle stagioni che sono a cavallo tra vecchio e nuovo millennio.

Lotito non è mai andato oltre i 20 milioni versati per Zarate e i 19 per Correa, investimen­ti piuttosto normali per Cragnotti. Il testimone della rivoluzion­e laziale è Simone Inzaghi, uno che sa adattarsi a ogni filosofia, basta che gli permettano di fare ciò che ama: un tempo il calciatore, adesso (per raggiunti limiti di età) l’allenatore.

L’uomo che adesso ha riportato i colori biancocele­sti al vertice del calcio italiano, vent’anni fa era un giovane centravant­i appena arrivato dal Piacenza. E anche lui fatica a trovare qualche punto di contatto tra il mondo del 2000 e la realtà di oggi.

Interrogat­o in materia, ha spiegato: «Di simile, anzi di uguale, c’è il clima meraviglio­so all’interno del gruppo e il rispetto totale nei confronti delle scelte del tecnico. Vent’anni fa c’erano tanti campioni e chiunque di noi voleva giocare, ma non creavamo alcun problema a Eriksson quando stavamo fuori. Ora i miei calciatori hanno lo stesso atteggiame­nto nei miei confronti». Grazie perché state in panchina e non mi rompete le scatole, insomma; io proverò a farvi vivere un altro 14 maggio.

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 ??  ?? Gruppo Simone Inzaghi, 43 anni, al centro, al termine della gara vinta col Bologna sabato scorso
Gruppo Simone Inzaghi, 43 anni, al centro, al termine della gara vinta col Bologna sabato scorso

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