Per Claudio Morici uno show nella platea vuota
Il comico romano si è esibito di fronte a una platea vuota Laurea in psicologia, lavorava con adolescenti difficili Poi i romanzi e, da sei anni, il teatro e l’invenzione di Sgombro
Sono tante le cose strane che Claudio Morici, comico, romanziere, copywriter e globetrotter ha fatto nella sua arzigogolata carriera. L’ultima è recitare davanti a una platea da duemila posti completamente vuota, in diretta dagli studi di Cinecittà alla finale di Italia’s got talent. «Ho portato uno dei miei monologhi che si basano interamente sull’interazione con il pubblico, ma il pubblico non c’era». Disposizioni per il contenimento del virus che hanno impedito anche al giudice Joe Bastianich di essere presente, sostituito da Enrico Brignano. Peccato perché anche alla star di Masterchef era piaciuta la prova alle semifinali: lo sfogo in chiave paradossale di un anziano del 2089 contro i giovani che non chattano più. «Amo fare spettacoli ovunque. Sono abbastanza nuovo della scena, ho iniziato sei anni fa quando Veronica Cruciani mi convinse a portare al Teatro Quarticciolo il reading del mio romanzo.
Prima non avevo mai sfiorato l’idea di fare teatro».
Altre idee non meno azzardate hanno frullato nella testa di questo romanissimo ex ragazzo, classe 1972, da quando dopo una laurea in psicologia lavorava con gli adolescenti psicotici, alla pubblicazione di sette romanzi, fino all’invenzione di Sgombro, la serata di nuova comicità al Nuovo Cinema Palazzo che registra fino a quattrocento spettatori a serata. «Mi piace misurarmi con dimensioni diverse: il palazzo occupato di San Lorenzo e il talent commerciale. È capitato di esibirmi alle feste di compleanno, alle convention aziendali, alle commemorazioni funebri, in una chiesa a Siracusa dove il parroco ha sbarazzato gli arredi sacri per fare posto alla scena. A Villa Borghese ho lavorato per committenti talmente ricchi che avevano affittato dei falchi per tenere alla larga gli storni». Dopo tutto questo e molto altro, l’esperienza al mega talent di Sky rientra tra le cose gestibili, e Claudio Morici risponde alla domanda se non senta di aver tradito il pubblico che segue la scena underground: «No, e comunque il pubblico va anche un po’ tradito, non devi sempre assomigliargli. Inoltre sta cambiando. Sgombro è un fenomeno interessante». Fondato con Daniele Parisi e altri amici nel 2016, il varietà è diventato un collettivo di performer frequentatissimo e contribuisce alla militanza di un centro sociale tra i più attivi in città. «L’unica promozione è un passaparola sui social. Si viene alle nostre serate senza sovrastrutture, sai che se ci porti qualcuno non fai una figuraccia. Ti diverti, poi prosegui la serata altrove».
Più impegnativo sarà far fronte alle cancellazioni delle repliche, come quella del 13 marzo al Teatro Torlonia di 46 tentativi di lettere a mio figlio, spettacolo selezionato al Festival di Todi Off e finalista In-box 2019. E se «disperazione comica» è una delle definizioni alla scrittura inquieta, surreale, civile e a suo modo romantica di Morici — «scrivo solo di cose che mi riguardano, come Claudio Lolli che parlava di antifascismo e d’amore» — chissà cosa verrà fuori da questo esponente della nuova scena romana dopo l’esperienza coronavirus. immaginando un giorno in cui se ne possa ridere.
«Ho portato uno dei miei testi basati sull’interazione con il pubblico, ma il pubblico non c’era»