Quell’arcangelo che apparve a Gregorio Magno
La statua in cima a Castel Sant’Angelo per ricordare la peste nera dell’anno 590
Spesso in queste note cerchiamo di segnalare luoghi romani che la metropoli e la fretta nascondono ai nostri occhi distratti. Non questa settimana: la statua dell’arcangelo Michele che sovrasta Castel Sant’Angelo (che chiamiamo così proprio in suo omaggio) l’abbiamo vista mille volte e altrettante ne abbiamo sentito la storia. Ma siccome ha a che fare con una devastante epidemia, quella che colpì Roma nel 590, non farà male ricordarla.
La peste, che flagellava una penisola italiana quasi del tutto assoggettata ai Longobardi, uccise anche papa Pelagio II, portando al soglio pontificio Gregorio I, che sarà beatificato e passerà alla storia come Gregorio Magno. Fu proprio il nuovo pontefice a chiamare a raccolta la popolazione romana per unirla in preghiera e placare quell’epidemia definita il segno dell’ira divina. In testa alla processione, diretta a San Pietro, il Papa volle un’immagine della Vergine. Ed è proprio in vista dell’arrivo, imboccato il ponte Elio, che a papa Gregorio apparve l’immagine dell’arcangelo Michele: sulla sommità del castello rinfoderava la spada insanguinata, segno che la punizione divina era terminata e la peste era stata sconfitta.
Il sollievo della città fu tale da non soffermarsi sul fatto che l’angelo avesse deciso di manifestarsi proprio sopra una tomba, quella dell’imperatore Adriano, costruita nell’anno 135 e destinata ad accogliere lui e i suoi successori fino a Caracalla. D’altronde quella funzione di tomba monumentale l’aveva svolta fino all’inizio di quel V secolo quando l’imperatore Onorio aveva pensato bene di includere quel poderoso bastione nella cintura difensiva delle Mura Aureliane. Un avamposto difensivo della città, appena al di là del Tevere, che sarà papa Leone IV, nel nono secolo ad inglobare nelle strutture di difesa dell’area vaticana. Una fortezza sempre più armata che nel 1527 salvò papa Clemente VII, che vi si rifugiò, sfruttando il corridoio segreto del Passetto, per sfuggire ai lanzichenecchi durante il Sacco di Roma. Ma per tutti, dall’ apparizione del 490 era diventato Castel Sant’Angelo. E per essere sicuri che non vi fossero dimenticanze vi fu posta una statua, prima in legno, poi in marmo. Oggi è di bronzo, sesta della serie, e opera dello scultore fiammingo Pieter von Verschaffelt, nato a Gand nel 1710 e vissuto a lungo a Roma.
Purtroppo dopo il 590 Roma è stata devastata molte altre volte da epidemie, ma l’arcangelo Michele, il più fiero combattente di Satana e patrono della Polizia, non ha potuto difenderla.