La paura corre sul filo: assalto al numero verde
«Ho la febbre, che faccio?». Romani spaventati dall’epidemia
Roma impaurita, smarrita. Incapace di pensare al futuro, a volte di capire ciò che accade. E comunque bisognosa di una parola di conforto. Lo spaccato di questi sentimenti arriva dal centralino del numero speciale 800.118.800, che la Regione ha messo a disposizione dal 27 febbraio scorso, quando l’emergenza coronavirus ha assunto aspetti e dimensioni preoccupanti. Ora che la situazione è ulteriormente peggiorata al Nord e c’è la concreta minaccia che lo stesso possa accadere qui, le telefonate dei romani sono aumentate, fino a superare quota 22mila. Per avere informazioni su come comportarsi, ma anche solo per parlare con un medico, una voce amica che possa rassicurare, fornire indicazioni per non restare in balìa del panico.
Se fino alla settimana scorsa c’era chi chiamava perché la scuola si rifiutava di far rientrare i figli tornati dalle zone rosse o cosa dire ai turisti in albergo, adesso che è tutto chiuso, a tenere banco sono gli spostamenti, il ritorno da vacanze e da viaggi di lavoro all’estero, insieme – come del resto accadeva anche prima – alle modalità di autodenuncia alla Asl, obbligatoria per decreto, per chi è stato nelle aree interessate dall’epidemia. «Un amico che vedo spesso conosce una persona positiva al test. Io non ho sintomi, posso fare il tampone? Devo restare a casa?». «Ho la febbre e basta, cosa devo fare?». Domande ricorrenti, difficile far capire che il tampone non è per tutti e che solo con la febbre - senza altri sintomi - in alcuni casi bisogna solo chiudersi a casa e aspettare che passi. In altri rimanere in isolamento fiduciario.
Un fiume di telefonate – si calcola più di 2mila al giorno – che tiene impegnati dodici medici specializzati per 12 ore, dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Non si esclude che nei prossimi giorni il volume di contatti possa aumentare, di pari passo purtroppo con l’avanzare dei casi di coronavirus nella Capitale e in provincia, sebbene fino a ora la situazione appaia sotto controllo.
Così da un numero d’emergenza per ottenere informazioni di carattere sanitario - insieme con 112 e 1500 l’800.118.800 si è trasformato in un contatto universale. E gli operatori si ritrovano a sbrogliare situazioni fra il burocratico e lo psicologico. Conversazioni spesso di diversi minuti e anche per questo bisogna avere pazienza in lista d’attesa: «Io che risiedo a Roma, ma in realtà sono domiciliato in Basilicata, a chi devo rivolgermi per segnalare il fatto che sto ritornando a casa da una delle aree infettate?».
Situazione tipo descritta anche da altre persone, come quelle che chiamano «perché il titolare ha chiesto un certificato medico per farmi tornare in azienda, non so però da chi farmelo fare, perché il medico di base, in assenza di sintomi e comunque non avendo io alcun collegamento con le zone rosse, non può sottopormi al tampone». Perché accanto a chi ha paura, c’è chi - e per fortuna non sono pochi - vuole continuare ad avere una vita normale. A tutti i costi.