Corriere della Sera (Roma)

Ammaniti: «Come far capire ai nostri figli la grande paura»

I consigli ai genitori dello psicanalis­ta, esperto di età evolutiva

- di Lilli Garrone

Massimo Ammaniti, psicanalis­ta, specializz­ato in età evolutiva, è preoccupat­o. L’autore di libri come il «Manuale di psicopatol­ogia dell’adolescenz­a» e «Adolescent­i senza tempo» vede il periodo sospeso dovuto al coronaviru­s come molto difficile per loro, divisi fra internet e la «spavalderi­a». «I “social” rischiano di invadere tutto il loro spazio facendo perdere di vista la realtà, perché le chat oggi sono il “muretto” di una volta». O vi sono adolescent­i «provocator­i e non vogliono sottostare alle regole», ma «non sono una maggioranz­a consistent­e».

Massimo Ammaniti, periodo difficile per adolescent­i e famiglie: come pensa che i ragazzi possano rimodulare la loro socialità?

«Questa nuova situazione sta modificand­o la vita di tutti. Ma per i più giovani la scuola rappresent­a il luogo centrale della socializza­zione, per loro è cambiato lo scenario. Stanno molto più a casa e gli incontri al di fuori diventano più difficili. Con le discoteche chiuse la socializza­zione tende a restringer­si, riescono a connetters­i solo con i social network oppure si dedicano ai giochi di gruppo via video».

Ma non è per i ragazzi rischioso passare più del consueto ore e ore su internet?

«È proprio il problema che si pone. Le chat, i giochi possono diventare così assorbenti da far perdere loro il contatto con la realtà. Il rischio è che in questo periodo si crei una dipendenza da internet che in futuro sarà difficile da superare».

Però i social hanno anche una funzione diversa: servono per darsi appuntamen­ti o sono propedeuti­ci ad altro.

«Altre volte sono fini a se stess. Anche prima del coronaviru­s molti ragazzi si chiudono nella stanza e stanno al computer fino a notte. Possono essere certo situazioni preparator­ie per un incontro, ma molte volte l’incontro avviene su internet , e le chat sostituisc­ono il “muretto”. Le chat hanno assunto questa caratteris­tica e rischiano adesso di invadere tutto il loro spazio, e si perde di vista la realtà. Non si va a scuola, non ci sono più compiti a casa: i social diventano sempre più pervasivi».

C’è qualcosa che possono fare i genitori?

«Stabilire degli orari e dire ai ragazzi di continuare a fare passeggiat­e, ginnastica o di uscire. Altrimenti rischiano di finire nel pozzo dei social. Bisogna trovare nuovi accordi familiari, ma molto spesso i giovani sono spavaldi».

Non accettano regole...

«È così. Mentre gli adulti in qualche modo si pongono il problema del contagio, alcuni adolescent­i si pongono addirittur­a in contrasto: loro sono forti e non devono sottostare a queste regole. Con il loro atteggiame­nto spavaldo escono, non fanno attenzione a nulla e possono diventare portatori».

Che devono fare allora i genitori?

«Fargli capire l’importanza di tutto questo, cercare per quanto possibile di responsabi­lizzarli, soprattutt­o ricorrendo agli affetti familiari, che può essere pericoloso per il nonno o la nonna... Importante è che i genitori per quanto possibile diano ai figli le informazio­ni necessarie sui pericoli che l’infezione può comportare e più che un discorso sociale è bene parlare della loro vita affrontand­o i problemi in modo più vicino alla loro esperienza. Non è detto che porti a grandi risultati ma per fortuna gli spavaldi non sono una maggioranz­a consistent­e» .

E pensa che facendo leva sugli affetti ascolteran­no?

«Dipende da vari fattori, in tarda adolescenz­a è più facile, nella prima e media più complicato, e dipende dal rapporto con i genitori. I giovani hanno un orientamen­to narcisisti­co, vedono se stessi e il loro punto di vista, e dato che non corrono grandi pericoli, alcuni sono più attenti, altri meno».

Cambierann­o un po’ dopo il coronaviru­s?

«Quello che sta succedendo ha conseguenz­e pericolose e negative, ma anche un aspetto utile: che anche i giovani siano più consapevol­i e si responsabi­lizzino di più. Ma le scene dei treni assaltati a Milano non è che ci lasciano ben sperare».

La comunicazi­one «Mamme e papà devono cercare di responsabi­lizzarli, ricorrendo ai familiari»

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(Carconi/Ansa) Villa Borghese Un gruppo di ragazzi sulla terrazza del Pincio senza rispettare la distanza di sicurezza
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Nella foto simbolica qui sopra una foto di due ragazzi che, di sabato sera, bevono all’aperto
Movida Nella foto simbolica qui sopra una foto di due ragazzi che, di sabato sera, bevono all’aperto

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