Ammaniti: «Come far capire ai nostri figli la grande paura»
I consigli ai genitori dello psicanalista, esperto di età evolutiva
Massimo Ammaniti, psicanalista, specializzato in età evolutiva, è preoccupato. L’autore di libri come il «Manuale di psicopatologia dell’adolescenza» e «Adolescenti senza tempo» vede il periodo sospeso dovuto al coronavirus come molto difficile per loro, divisi fra internet e la «spavalderia». «I “social” rischiano di invadere tutto il loro spazio facendo perdere di vista la realtà, perché le chat oggi sono il “muretto” di una volta». O vi sono adolescenti «provocatori e non vogliono sottostare alle regole», ma «non sono una maggioranza consistente».
Massimo Ammaniti, periodo difficile per adolescenti e famiglie: come pensa che i ragazzi possano rimodulare la loro socialità?
«Questa nuova situazione sta modificando la vita di tutti. Ma per i più giovani la scuola rappresenta il luogo centrale della socializzazione, per loro è cambiato lo scenario. Stanno molto più a casa e gli incontri al di fuori diventano più difficili. Con le discoteche chiuse la socializzazione tende a restringersi, riescono a connettersi solo con i social network oppure si dedicano ai giochi di gruppo via video».
Ma non è per i ragazzi rischioso passare più del consueto ore e ore su internet?
«È proprio il problema che si pone. Le chat, i giochi possono diventare così assorbenti da far perdere loro il contatto con la realtà. Il rischio è che in questo periodo si crei una dipendenza da internet che in futuro sarà difficile da superare».
Però i social hanno anche una funzione diversa: servono per darsi appuntamenti o sono propedeutici ad altro.
«Altre volte sono fini a se stess. Anche prima del coronavirus molti ragazzi si chiudono nella stanza e stanno al computer fino a notte. Possono essere certo situazioni preparatorie per un incontro, ma molte volte l’incontro avviene su internet , e le chat sostituiscono il “muretto”. Le chat hanno assunto questa caratteristica e rischiano adesso di invadere tutto il loro spazio, e si perde di vista la realtà. Non si va a scuola, non ci sono più compiti a casa: i social diventano sempre più pervasivi».
C’è qualcosa che possono fare i genitori?
«Stabilire degli orari e dire ai ragazzi di continuare a fare passeggiate, ginnastica o di uscire. Altrimenti rischiano di finire nel pozzo dei social. Bisogna trovare nuovi accordi familiari, ma molto spesso i giovani sono spavaldi».
Non accettano regole...
«È così. Mentre gli adulti in qualche modo si pongono il problema del contagio, alcuni adolescenti si pongono addirittura in contrasto: loro sono forti e non devono sottostare a queste regole. Con il loro atteggiamento spavaldo escono, non fanno attenzione a nulla e possono diventare portatori».
Che devono fare allora i genitori?
«Fargli capire l’importanza di tutto questo, cercare per quanto possibile di responsabilizzarli, soprattutto ricorrendo agli affetti familiari, che può essere pericoloso per il nonno o la nonna... Importante è che i genitori per quanto possibile diano ai figli le informazioni necessarie sui pericoli che l’infezione può comportare e più che un discorso sociale è bene parlare della loro vita affrontando i problemi in modo più vicino alla loro esperienza. Non è detto che porti a grandi risultati ma per fortuna gli spavaldi non sono una maggioranza consistente» .
E pensa che facendo leva sugli affetti ascolteranno?
«Dipende da vari fattori, in tarda adolescenza è più facile, nella prima e media più complicato, e dipende dal rapporto con i genitori. I giovani hanno un orientamento narcisistico, vedono se stessi e il loro punto di vista, e dato che non corrono grandi pericoli, alcuni sono più attenti, altri meno».
Cambieranno un po’ dopo il coronavirus?
«Quello che sta succedendo ha conseguenze pericolose e negative, ma anche un aspetto utile: che anche i giovani siano più consapevoli e si responsabilizzino di più. Ma le scene dei treni assaltati a Milano non è che ci lasciano ben sperare».
La comunicazione «Mamme e papà devono cercare di responsabilizzarli, ricorrendo ai familiari»