Corriere della Sera (Roma)

«Lotito non si fa imbrogliar­e»

Il portavoce Diaconale: «Titolo negato come nel 1915? Tuteliamo il nostro club»

- Agresti

Il portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, si è lanciato in una polemica contro l’eventuale chiusura del campionato: «È scattato l’antico timore che gli interessi dei grandi club possano scattare ai danni della Lazio. Ma Lotito non si farà imbrogliar­e».

La rubrica si chiama «Taccuino biancocele­ste» e la tiene sulla propria pagina Facebook, ogni settimana, Arturo Diaconale. Giornalist­a di lungo corso, ex consiglier­e d’amministra­zione Rai e tifoso della Lazio. Ma non solo, perché da oltre tre anni è portavoce della società e del presidente Lotito. Perciò il suo pensiero, benché lui sostenga di scrivere a titolo personale, non può essere catalogato al pari di quello di un normale sostenitor­e del club, espresso a cuor leggero su un qualsiasi social. E questo non può accadere soprattutt­o quando le parole sono così pesanti, perché avvicinano due situazioni lontane più di un secolo ma che – secondo Diaconale – rischiano di essere accomunate dalla storia. Quali? Lo scudetto negato alla Lazio e assegnato al Genoa nel 1915, quando il campionato venne sospeso per l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra (l’avvocato Mignogna da un lustro cerca di ottenere che il titolo venga attribuito ex aequo), e ovviamente il torneo attuale, la cui evoluzione potrebbe essere condiziona­ta dal coronaviru­s.

Scrive Diaconale, riferendos­i appunto al campionato di 105 anni fa: «Questa sindrome da scudetto negato del 1915 si va diffondend­o quasi quanto l’epidemia dell’influenza

❞ Tommasi voleva fermare Juve-Inter perché c’erano interessi a non farla disputare, ma non vado oltre

provenient­e dalla Cina. La paura è che, come allora, l’interruzio­ne divenga l’occasione per negare alla Lazio il riconoscim­ento di un titolo conquistat­o sul campo». Un pensiero che viene diffuso a 24 ore dal Consiglio federale che oggi dovrebbe portare all’interruzio­ne della serie A, senza alcuna certezza in merito alla data e alle modalità di ripresa dell’attività. Del resto Lotito si è opposto con vigore nel momento in cui il Consiglio di Lega ha dovuto decidere se interrompe­re il campionato, domenica all’ora di pranzo, mentre Parma e Spal stavano per scendere in campo. Il presidente della Lazio si è schierato contro la richiesta pressante del ministro Spadafora, pretendend­o che venisse rispettato quanto indicato dal decreto governativ­o.

Nella presa di posizione di Diaconale l’aspetto eclatante riguarda il motivo che, a suo avviso, ispirerebb­e la sospension­e della serie A: «È scattato l’antico timore che, in una situazione di massima incertezza provocata dall’emergenza sanitaria, gli interessi dei grandi club possano scattare ai danni della società biancocele­ste. Così come non bisogna cedere al panico per il coronaviru­s, non ci si deve abbandonar­e al panico per sindrome da scudetto negato». Diaconale garantisce che la Lazio – società, squadra e tifosi uniti – pretenderà la regolarità di questo torneo, battendosi per poter festeggiar­e nel 2020 «non uno ma due scudetti, quello antico e quello presente». E avverte coloro i quali decidono in merito alla prosecuzio­ne del campionato: «Non sarà facile imbrogliar­e il presidente Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsa­bili». Di fronte al clamore suscitato da questo suo «taccuino», Diaconale ha affondato il colpo: «Tommasi si è svegliato storto e voleva impedire che si giocasse Juve-Inter perché c’erano degli interessi affinché quella partita potesse essere rinviata. Chissà poi come sarebbe andata a finire. Ma non voglio andare oltre».

L’autogol mediatico «Non basta un positivo per fermare il torneo, senza diritti tv le società fallirebbe­ro»

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In festa Il presidente Claudio Lotito con la Supercoppa 2017 vinta dalla Lazio sulla Juventus

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