In centro molti clienti in meno: «Sarebbe stato meglio chiudere per ridurre almeno i costi»
Il rispetto delle regole, innanzitutto. E, così, è scattata la denuncia per dieci gestori di locali pubblici che non hanno dato seguito a quanto previsto dall’ultimo decreto governativo che elenca le misure di contenimento alla diffusione del coronavirus. In ottemperanza alla chiusura e all’obbligo di distanza interpersonale di un metro tra i clienti di bar e ristoranti: queste le infrazioni rilevate dai vigili urbani. Gli agenti del I Gruppo «ex Trevi» e del Gssu, durante i controlli, hanno trovato locali, nelle principali zone della movida in Centro, pieni di gente nonostante dovessero essere chiusi, oppure con giovani seduti a distanza ravvicinata. Nei confronti dei responsabili, oltre alla denuncia, verrà inoltrata comunicazione al prefetto per ulteriori provvedimenti. Secco il monito della sindaca, Virginia Raggi: «È fondamentale che i cittadini si attengano rigorosamente alle prescrizioni stabilite dalle autorità. Ogni singolo gesto può rivelarsi decisivo - dice Raggi -. È necessario che tutti compiano uno sforzo per tutelare la nostra comunità. Occorrono responsabilità e rispetto delle regole, nessuno può e deve pensare di essere esentato». Appello rilanciato dal comandante dei vigili, Antonio Di Maggio, che annuncia verifiche a tappeto nei prossimi giorni: «Non c’è spazio per egoismi e personalismi, continueremo a vigilare, non curanti dei rischi reali anche per noi operatori, affinché il contagio possa essere contenuto e le cure sanitarie garantite a coloro che ne hanno bisogno, ma serve senso civico».
Da Trastevere a Prati, da Ponte Milvio ai Parioli fino ad
Ostiense, ieri sono cominciati ad apparire molti più cartelli con indicazioni alla clientela ed inviti ad evitare assembramenti, rispettando la distanza minima di sicurezza. Tanti si adeguano, ma non tutti. Mancano ancora numerosi piccoli locali. E più gli spazi sono angusti, soprattutto nei bar, più è complesso gestire gli ingressi, diventa dunque fondamentale l’informazione alla clientela. Che deve collaborare (molti però sono ancora distratti). Altro punto: in un logica di efficienza, gli avvisi devono essere ben visibili e non sempre accade (c’è chi abbozza avvisi a penna e chi posiziona il cartello semi nascosto sotto alla cassa). Anche le pizzerie a taglio sono troppo disorganizzate, nonostante il gran viavai nelle ore di punta. Si stanno adeguando, con ritardo, i supermercati, sempre assai affollati di quechiediamo indennizzi».
In merito auspica provvedimenti più restrittivi il Codacons: «Chiudere tutti i locali pubblici alle 18». Visto che, sottolinea il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, «nelle zone della movida è impossibile far rispettare le distanze minime tra le persone». Idea che, anche a Milano, ha fatto discutere. Al momento il senso civico resta un punto fermo. Per tutti: «Vogliamo parlare del fatto che in via dei Gracchi una mascherina con valvola, merce rara, costa 17 euro?», sbotta per strada una signora. Già, il senso civico.
Da Trastevere al centro storico, fino a Prati e ponte Milvio, cominciano a spuntare più numerosi gli avvisi che invitano la clientela a rispettare le norme del nuovo decreto
In un locale solitamente affollatissimo, si raccomanda di entrare uno alla volta e consumare fuori (foto Guaitoli)