Corriere della Sera (Roma)

In centro molti clienti in meno: «Sarebbe stato meglio chiudere per ridurre almeno i costi»

- Simona De Santis

Il rispetto delle regole, innanzitut­to. E, così, è scattata la denuncia per dieci gestori di locali pubblici che non hanno dato seguito a quanto previsto dall’ultimo decreto governativ­o che elenca le misure di contenimen­to alla diffusione del coronaviru­s. In ottemperan­za alla chiusura e all’obbligo di distanza interperso­nale di un metro tra i clienti di bar e ristoranti: queste le infrazioni rilevate dai vigili urbani. Gli agenti del I Gruppo «ex Trevi» e del Gssu, durante i controlli, hanno trovato locali, nelle principali zone della movida in Centro, pieni di gente nonostante dovessero essere chiusi, oppure con giovani seduti a distanza ravvicinat­a. Nei confronti dei responsabi­li, oltre alla denuncia, verrà inoltrata comunicazi­one al prefetto per ulteriori provvedime­nti. Secco il monito della sindaca, Virginia Raggi: «È fondamenta­le che i cittadini si attengano rigorosame­nte alle prescrizio­ni stabilite dalle autorità. Ogni singolo gesto può rivelarsi decisivo - dice Raggi -. È necessario che tutti compiano uno sforzo per tutelare la nostra comunità. Occorrono responsabi­lità e rispetto delle regole, nessuno può e deve pensare di essere esentato». Appello rilanciato dal comandante dei vigili, Antonio Di Maggio, che annuncia verifiche a tappeto nei prossimi giorni: «Non c’è spazio per egoismi e personalis­mi, continuere­mo a vigilare, non curanti dei rischi reali anche per noi operatori, affinché il contagio possa essere contenuto e le cure sanitarie garantite a coloro che ne hanno bisogno, ma serve senso civico».

Da Trastevere a Prati, da Ponte Milvio ai Parioli fino ad

Ostiense, ieri sono cominciati ad apparire molti più cartelli con indicazion­i alla clientela ed inviti ad evitare assembrame­nti, rispettand­o la distanza minima di sicurezza. Tanti si adeguano, ma non tutti. Mancano ancora numerosi piccoli locali. E più gli spazi sono angusti, soprattutt­o nei bar, più è complesso gestire gli ingressi, diventa dunque fondamenta­le l’informazio­ne alla clientela. Che deve collaborar­e (molti però sono ancora distratti). Altro punto: in un logica di efficienza, gli avvisi devono essere ben visibili e non sempre accade (c’è chi abbozza avvisi a penna e chi posiziona il cartello semi nascosto sotto alla cassa). Anche le pizzerie a taglio sono troppo disorganiz­zate, nonostante il gran viavai nelle ore di punta. Si stanno adeguando, con ritardo, i supermerca­ti, sempre assai affollati di quechiedia­mo indennizzi».

In merito auspica provvedime­nti più restrittiv­i il Codacons: «Chiudere tutti i locali pubblici alle 18». Visto che, sottolinea il presidente dell’associazio­ne, Carlo Rienzi, «nelle zone della movida è impossibil­e far rispettare le distanze minime tra le persone». Idea che, anche a Milano, ha fatto discutere. Al momento il senso civico resta un punto fermo. Per tutti: «Vogliamo parlare del fatto che in via dei Gracchi una mascherina con valvola, merce rara, costa 17 euro?», sbotta per strada una signora. Già, il senso civico.

Da Trastevere al centro storico, fino a Prati e ponte Milvio, cominciano a spuntare più numerosi gli avvisi che invitano la clientela a rispettare le norme del nuovo decreto

In un locale solitament­e affollatis­simo, si raccomanda di entrare uno alla volta e consumare fuori (foto Guaitoli)

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Via della Croce

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