FERMARE IL NEMICO INVISIBILE
Mettiamola così: se vogliamo uscirne, stiamo in casa. In questi giorni, anche a Roma, come in molte altre città, si respira un clima da Stephen King, lo scrittore che racconta in un suo celebre bestseller la storia di «It», il male nascosto.
C’è anche qui un nemico invisibile che fa paura, un virus di cui gli stessi esperti sanno ancora relativamente poco, se non, tra le altre cose, che è terribilmente contagioso; e che lo si può rallentare riducendo drasticamente i contatti tra le persone.
Il nemico invisibile circola tra noi, può essere dentro di noi, fa di noi dei potenziali, involontari ma efficaci diffusori.
Così, camminando, può capitare che un altro passante scantoni, eviti di passarci vicino, scenda dal marciapiede: e giustamente, perché segue le prescrizioni diffuse dai virologi.
Ma proprio come nei romanzi di Stephen King, anche a Roma c’è sempre qualcuno più furbo degli altri che non crede agli allarmi, forse si sente naturalmente immune, fisiologicamente corazzato. Tenere la distanza di almeno un metro? Sciocchezze, roba da vecchi: niente può indurmi a rinunciare alle mie abitudini sociali e alla movida.
Ed ecco allora – nei giorni scorsi - la gente che si accalcava nei panifici, i giovani appiccicati nei bar e accalcati ai banchi delle gelaterie (il Corriere lo ha documentato molto bene), come se il coronavirus non fosse una minaccia reale ma solo il titolo di un romanzo horror. Speriamo che, dopo l’ultimo decreto del governo, tutti abbiano capito che non è il caso di scherzare. Ma anche le nostre conversazioni - che diventano cruciali su un territorio inesplorato come questo - dovrebbero essere improntate a criteri d’igiene e di prudenza. Sì, perché anche le fesserie sono virali. Ognuno di noi può contribuire a diffondere le informazioni serie e a stoppare le bufale. Mai come oggi è importante selezionare le fonti d’informazione: dai medici ai media di cui ci fidiamo. E poi prendiamoci qualche momento per riflettere. Il pubblico che ha potuto vedere «Il costruttore Solness» il 3 marzo scorso all’Eliseo (prima che fosse sospeso) avrà notato i lunghi momenti di silenzio che segnano il dramma di Ibsen nell’interpretazione strepitosa di Umberto Orsini e la regia di Alessandro Serra. Attore e regista hanno creato un equilibrio perfetto di silenzi e parole che permette al pubblico di capire a fondo il senso del dramma. Ecco l’importanza di fermarsi e ragionare. È un esempio di grande teatro ma anche, e forse ancor più, di grande comunicazione.