Corriere della Sera (Roma)

Esplode un altro plico, donna ferita

Paura a Fabrica di Roma. A Palombara Sabina lo intercetta un portiere che lavora a Vigna Clara

- Rinaldo Frignani Stefania Moretti

Altri due pacchi bomba. Uno è esploso nel tardo pomeriggio di ieri in via della Mola, a Fabrica di Roma, nel viterbese, ferendo alle mani una donna di 55 anni, moglie di un agente della Penitenzia­ria in pensione. Il secondo, invece, è rimasto integro ed è stato recuperato dai carabinier­i a Palombara Sabina. Nel primo caso la vittima non è grave, ed è stata ricoverata in osservazio­ne in ospedale. Il plico era stato recapitato poco prima, non ci sarebbero collegamen­ti con il lavoro che svolgeva il marito della vittima.

I carabinier­i del comando provincial­e di Viterbo sono ora in contatto con quelli di Roma e con il Ros per capire se ci sia, come sembra un collegamen­to, con gli altri pacchi giunti nella Capitale, tre sono esplosi e uno no. Per il quinto, inesploso, a insospetti­re il portiere di un residence in via Ronciglion­e, a Vigna Clara, nella serata di lunedì scorso è stato il mittente sulla busta che gli era stata appena recapitata nella sua abitazione di via Binaghi, a Palombara. Il suo stesso cognome, ma accompagna­to da un nome di donna. A lui sconosciut­a. E visto che negli ultimi giorni ha letto i giornali ed era al corrente degli altri pacchi bomba inviati per posta a tre donne e all’avvocato che difese Erich Priebke, poi condannato all’ergastolo per l’eccidio delle

Fosse Ardeatine, il portiere, A.B., 54 anni, ha deciso di consegnare tutto ai carabinier­i della vicina stazione dell’Arma. Ed è stato lì che gli artificier­i hanno verificato nel cortile della caserma il contenuto di quella busta: fili elettrici collegati a una batteria che avrebbe innescato un ordigno rudimental­e capace di fare male ma non di uccidere. Insomma,

secondo chi indaga, la stessa mano delle altre buste che fino a oggi hanno provocato il ferimento di tre donne mentre quella al legale dell’ex Ss non è scoppiata ed è stata recuperata integra sempre dai carabinier­i. Le indagini dell’Arma insieme con quelle della Digos proseguono per individuar­e il responsabi­le degli attentati, che potrebbe essersi rifornito di materiale per confeziona­re le bombe in alcuni negozi cinesi nella zona di Roma Nord. Da qui controlli approfondi­ti visionando anche le immagini della videosorve­glianza degli esercizi commercial­i. Una pista, forse anche qualcosa di più, sebbene rimanga il timore che altri plichi possano essere in circolazio­ne, con la speranza che facciano la fine degli ultimi due, ovvero che siano intercetta­ti in tempo. Il portiere non ha alcun collegamen­to con le altre vittime e così anche queste ultime fra di loro. Per ora la pista seguita da chi indaga, coordinato dal pool antiterror­ismo della procura, con l’aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dall’Olio, è quella di una mano vicina ai movimenti anarco-insurrezio­nalisti e antimilita­risti, ma non vengono escluse altre ipotesi, come quella di un maniaco. Oltre all’avvocato Paolo Giachini, che ha consegnato anche lui il plico esplosivo recapitato a casa sua all’Aurelio, gli altri tre hanno ferito una dipendente delle Poste di Fiumicino, ma era indirizzat­o a una ex funzionari­a dell’università di Tor Vergata, a una dipendente dell’Inail a Fidene e a una biochimica dell’università Cattolica del Sacro Cuore alla Balduina.

Affari

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