Esplode un altro plico, donna ferita
Paura a Fabrica di Roma. A Palombara Sabina lo intercetta un portiere che lavora a Vigna Clara
Altri due pacchi bomba. Uno è esploso nel tardo pomeriggio di ieri in via della Mola, a Fabrica di Roma, nel viterbese, ferendo alle mani una donna di 55 anni, moglie di un agente della Penitenziaria in pensione. Il secondo, invece, è rimasto integro ed è stato recuperato dai carabinieri a Palombara Sabina. Nel primo caso la vittima non è grave, ed è stata ricoverata in osservazione in ospedale. Il plico era stato recapitato poco prima, non ci sarebbero collegamenti con il lavoro che svolgeva il marito della vittima.
I carabinieri del comando provinciale di Viterbo sono ora in contatto con quelli di Roma e con il Ros per capire se ci sia, come sembra un collegamento, con gli altri pacchi giunti nella Capitale, tre sono esplosi e uno no. Per il quinto, inesploso, a insospettire il portiere di un residence in via Ronciglione, a Vigna Clara, nella serata di lunedì scorso è stato il mittente sulla busta che gli era stata appena recapitata nella sua abitazione di via Binaghi, a Palombara. Il suo stesso cognome, ma accompagnato da un nome di donna. A lui sconosciuta. E visto che negli ultimi giorni ha letto i giornali ed era al corrente degli altri pacchi bomba inviati per posta a tre donne e all’avvocato che difese Erich Priebke, poi condannato all’ergastolo per l’eccidio delle
Fosse Ardeatine, il portiere, A.B., 54 anni, ha deciso di consegnare tutto ai carabinieri della vicina stazione dell’Arma. Ed è stato lì che gli artificieri hanno verificato nel cortile della caserma il contenuto di quella busta: fili elettrici collegati a una batteria che avrebbe innescato un ordigno rudimentale capace di fare male ma non di uccidere. Insomma,
secondo chi indaga, la stessa mano delle altre buste che fino a oggi hanno provocato il ferimento di tre donne mentre quella al legale dell’ex Ss non è scoppiata ed è stata recuperata integra sempre dai carabinieri. Le indagini dell’Arma insieme con quelle della Digos proseguono per individuare il responsabile degli attentati, che potrebbe essersi rifornito di materiale per confezionare le bombe in alcuni negozi cinesi nella zona di Roma Nord. Da qui controlli approfonditi visionando anche le immagini della videosorveglianza degli esercizi commerciali. Una pista, forse anche qualcosa di più, sebbene rimanga il timore che altri plichi possano essere in circolazione, con la speranza che facciano la fine degli ultimi due, ovvero che siano intercettati in tempo. Il portiere non ha alcun collegamento con le altre vittime e così anche queste ultime fra di loro. Per ora la pista seguita da chi indaga, coordinato dal pool antiterrorismo della procura, con l’aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dall’Olio, è quella di una mano vicina ai movimenti anarco-insurrezionalisti e antimilitaristi, ma non vengono escluse altre ipotesi, come quella di un maniaco. Oltre all’avvocato Paolo Giachini, che ha consegnato anche lui il plico esplosivo recapitato a casa sua all’Aurelio, gli altri tre hanno ferito una dipendente delle Poste di Fiumicino, ma era indirizzato a una ex funzionaria dell’università di Tor Vergata, a una dipendente dell’Inail a Fidene e a una biochimica dell’università Cattolica del Sacro Cuore alla Balduina.
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