La città ha riscoperto la bellezza del silenzio
Nelle vie e nelle piazze nessuna traccia del caos abituale. E anche l’aria è più pulita
Lo zampillare dell’acqua nella fontana delle Naiadi, in piazza della Repubblica. Il cinguettio degli uccellini attraversando piazza del Popolo o camminando per piazza Mazzini, dove è facile ascoltare anche il vento frusciare tra le fronde degli alberi al centro della rotatoria. Così come il grido dei gabbiani che volteggiano sul Tevere, una musica per chi prova a recuperare un po’ di normalità sui viali lungo il fiume all’altezza di Castel Sant’Angelo. Le misure imposte dal governo per la pandemia restituiscono una città dominata dal silenzio.
Nelle piazze e nelle vie svuotate del traffico non c’è traccia del caos di sempre, il sottofondo è quello dei rumori di cui, di solito, nessuno si accorge tra clacson, schiamazzi e motori sotto sforzo. Adesso da via dei Fori Imperiali a piazza Venezia, dal Quirinale a San Giovanni, ovvero porzioni di città solitamente invase da pedoni e veicoli, i suoni sono tutti distinguibili: il passaggio di qualche scooter, il transito dei mezzi pubblici e il motore stranamente educato di alcune auto private, pochissime anche se i varchi della Ztl sono spenti per ordine del Campidoglio. Dalle finestre di uffici e abitazioni ogni tanto si affaccia qualcuno quasi a godersi uno spettacolo silenzioso a cui non si pensava di poter mai assistere. Almeno a Roma, dove da sempre vitalità e rumore coincidono: se c’è una, c’è anche l’altro.
A enfatizzare un’atmosfera mai così surreale anche il brusio di qualche passante, parole soffocate nelle mascherine che comunque, si capisce, girano intorno al solito argomento. Mentre nelle vie secondarie, come pure nelle zone più periferiche, le voci diventano più forti in prossimità di supermercati e tabaccherie, dove i romani si organizzano in code mai così ordinate e pazienti a causa degli ingressi contingentati negli esercizi pubblici.
A San Giovanni come a Montesacro le file vanno oltre i cento metri, ma solo perché sono diluite nello spazio vista la necessità di rispettare il metro della distanza minima di sicurezza anti-virus. Si discute, ovviamente del contagio e dei rischi economici collegati ad un Paese intero costretto a fermarsi. Ma il tono di voce è basso. Un po’ per la paura che per gli anziani si trasforma spesso in terrore puro. Ma, forse, anche per non turbare il silenzio che si è impadronito della città ripulendone addirittura l’aria. Perché, oltre al beneficio per le orecchie, l’altro effetto del traffico azzerato è senza dubbio percepibile nelle narici. I dati raccolti dalle centraline dell’Arpa Lazio, infatti, fotografano un’aria mai così pulita relativamente alle polveri sottili: 21 microgrammi per metrocubo in via Arenula, stesso numero a largo Preneste e Villa Ada, 30 sulla Tiburtina, l’arteria più inquinata della Capitale, contro una soglia di tolleranza fissata a 50 microgrammi dalla legge. Nemmeno bloccando anche il flusso dei diesel di ultima generazione si erano registrati dati così positivi a Roma.
In fila I romani si organizzano in code mai così ordinate e a causa degli ingressi contingentati nei supermercati