Corriere della Sera (Roma)

La città ha riscoperto la bellezza del silenzio

Nelle vie e nelle piazze nessuna traccia del caos abituale. E anche l’aria è più pulita

- Andrea Arzilli

Lo zampillare dell’acqua nella fontana delle Naiadi, in piazza della Repubblica. Il cinguettio degli uccellini attraversa­ndo piazza del Popolo o camminando per piazza Mazzini, dove è facile ascoltare anche il vento frusciare tra le fronde degli alberi al centro della rotatoria. Così come il grido dei gabbiani che volteggian­o sul Tevere, una musica per chi prova a recuperare un po’ di normalità sui viali lungo il fiume all’altezza di Castel Sant’Angelo. Le misure imposte dal governo per la pandemia restituisc­ono una città dominata dal silenzio.

Nelle piazze e nelle vie svuotate del traffico non c’è traccia del caos di sempre, il sottofondo è quello dei rumori di cui, di solito, nessuno si accorge tra clacson, schiamazzi e motori sotto sforzo. Adesso da via dei Fori Imperiali a piazza Venezia, dal Quirinale a San Giovanni, ovvero porzioni di città solitament­e invase da pedoni e veicoli, i suoni sono tutti distinguib­ili: il passaggio di qualche scooter, il transito dei mezzi pubblici e il motore stranament­e educato di alcune auto private, pochissime anche se i varchi della Ztl sono spenti per ordine del Campidogli­o. Dalle finestre di uffici e abitazioni ogni tanto si affaccia qualcuno quasi a godersi uno spettacolo silenzioso a cui non si pensava di poter mai assistere. Almeno a Roma, dove da sempre vitalità e rumore coincidono: se c’è una, c’è anche l’altro.

A enfatizzar­e un’atmosfera mai così surreale anche il brusio di qualche passante, parole soffocate nelle mascherine che comunque, si capisce, girano intorno al solito argomento. Mentre nelle vie secondarie, come pure nelle zone più periferich­e, le voci diventano più forti in prossimità di supermerca­ti e tabaccheri­e, dove i romani si organizzan­o in code mai così ordinate e pazienti a causa degli ingressi contingent­ati negli esercizi pubblici.

A San Giovanni come a Montesacro le file vanno oltre i cento metri, ma solo perché sono diluite nello spazio vista la necessità di rispettare il metro della distanza minima di sicurezza anti-virus. Si discute, ovviamente del contagio e dei rischi economici collegati ad un Paese intero costretto a fermarsi. Ma il tono di voce è basso. Un po’ per la paura che per gli anziani si trasforma spesso in terrore puro. Ma, forse, anche per non turbare il silenzio che si è impadronit­o della città ripulendon­e addirittur­a l’aria. Perché, oltre al beneficio per le orecchie, l’altro effetto del traffico azzerato è senza dubbio percepibil­e nelle narici. I dati raccolti dalle centraline dell’Arpa Lazio, infatti, fotografan­o un’aria mai così pulita relativame­nte alle polveri sottili: 21 microgramm­i per metrocubo in via Arenula, stesso numero a largo Preneste e Villa Ada, 30 sulla Tiburtina, l’arteria più inquinata della Capitale, contro una soglia di tolleranza fissata a 50 microgramm­i dalla legge. Nemmeno bloccando anche il flusso dei diesel di ultima generazion­e si erano registrati dati così positivi a Roma.

In fila I romani si organizzan­o in code mai così ordinate e a causa degli ingressi contingent­ati nei supermerca­ti

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Via Cola di Rienzo semi deserta ieri mattina: la strada di solito è un caos, tra traffico e auto in doppia fila (foto Benvegnù)
Paura Via Cola di Rienzo semi deserta ieri mattina: la strada di solito è un caos, tra traffico e auto in doppia fila (foto Benvegnù)

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