Bernini e la targa nel palazzo dove (non) visse
La targa in via della Mercede, nel palazzo accanto a quello dove il genio abitò davvero
Che meraviglia questa nostra Roma, che ha ospitato nei secoli eccellenze artistiche da tutta Italia e da tutto il mondo. Così le sue strade e le sue piazze sono punteggiate da targhe e memorie in ricordo del pittore, del letterato, dell’artista che le ha vissute nel suo tempo.
In via della Mercede (che prende il nome dai Padri Riformati dell’Ordine della Mercede), sul palazzo al numero civico 12 c’è una lapide con il busto di Gianlorenzo Bernini, opera di Ettore Ferrari, e posta qui nel 1898, per celebrare il terzo centenario della nascita: Bernini era nato infatti a Napoli tre secoli prima, il 7 dicembre 1598. Sotto al busto, la scultura propone tutti gli attrezzi simbolo del suo lavoro, dallo scalpello ai pennelli, dal martello alla squadra, a far comprendere anche all’osservatore più distratto la versatilità di questo straordinario artista. E una epigrafe che col giusto orgoglio e caratteri maiuscoli recita: «Qui visse e morì Gianlorenzo Bernini sovrano dell’arte al quale si chinarono reverenti papi, principi, popoli. Il comitato per le onoranze centenarie col concorso del Comune pose VII DIC MDCCCXCVIII».
C’è tutto, compresa l’avventurosa immagine di papi e principi che nel secolo di Bernini difficilmente si inchinavano davanti a coloro che avevano profumatamente pagato.
Ma l’iperbole, quando si sta celebrando uno dei maggiori artisti della nostra storia, è una comprensibile metafora. Sarebbe stata perfetta, quella lapide altisonante, se solo avessero aggiunto «Qui accanto». Perché il palazzo su cui è posta venne senz’altro acquistato dal sommo artista al culmine del suo successo.
Ma Gianlorenzo Bernini ha vissuto, lavorato ed è morto qualche metro più in là, nel palazzo accanto, al civico numero 11. Qui, a piano terra, aveva la bottega che ci ha regalato sommi capolavori, al primo piano l’abitazione. Hanno messo la lapide sul palazzo sbagliato.
In compenso proprio sopra il portone d’ingresso del civico 11, accanto alla finestra del primo piano, una targa ricorda che in quel palazzo ha abitato nell’anno 1832, ultimo della sua vita, «l’illustre romanziere scozzese Walter Scott». Personalità di tutto rilievo del romanticismo, l’autore di opere come Ivanhoe, è considerato tra i fondatori del romanzo storico. Purtroppo il baronetto Walter Scott passò nel palazzo che era stato di Gianlorenzo Bernini solo poche settimane, durante il suo ultimo viaggio in Italia, quando era già molto malato: arrivò ad aprile e ripartì l’11 maggio. Sarebbe morto, nella sua Scozia, il 21 settembre di quello stesso anno.