Corriere della Sera (Roma)

Separazion­i e divorzi, bisognerà attendere: Tribunale, udienze rinviate

Slittano le udienze presidenzi­ali. Eccezioni possibili, valuta il giudice

- Di Giulio De Santis

L’allarme coronaviru­s provoca la paralisi (tra le altre cose) delle cause di separazion­e e divorzio. Tutte le udienze presidenzi­ali che erano state fissate dallo scorso 9 marzo al 22 marzo sono sospese e rinviate d’ufficio a dopo il 31 maggio. Lo stesso slittament­o è stato deciso anche per le udienze camerali, che riguardano le coppie di fatto.

Ma l’emergenza Covid-19 per ora non accenna a placarsi e quindi anche la giustizia (come ogni altro settore) è costretta ad adeguare i propri tempi a quelli della pandemia. Pertanto non è escluso che nelle prossime ore vengano sospese anche le udienze in calendario per il 22 marzo e oltre.

Lo slittament­o, disposto dalla presidente della prima sezione civile Marta Ienzi, riguarda questioni fondamenta­li come l’affidament­o condiviso dei figli, l’assegnazio­ne della casa di famiglia, l’assegno di mantenimen­to. È vero che si tratta di provvedime­nti transitori destinati a diventare definitivi solo se confermati dal Tribunale. Tuttavia una volta adottati dal giudice dell’udienza presidenzi­ale restano efficaci durante l’intera causa.

Quello dei tempi è un nodo essenziale. La vertenza può durare poche settimane, quando la separazion­e è consensual­e e il Tribunale ratifica subito l’accordo raggiunto nell’udienza presidenzi­ale. Oppure si può protrarre fino a un anno e mezzo, quando la separazion­e è giudiziale ed è necessaria una procedura più articolata per regolare i rapporti tra le parti. È dunque un limbo quello che inevitabil­mente si apprestano a vivere le coppie che hanno maturato la decisione di dividere le loro strade.

La complessit­à delle materie ha indotto la presidente Ienzi a stabilire la possibilit­à di derogare alla sospension­e per l’immediata trattazion­e della causa in udienza presidenzi­ale, solo però se ricorre il carattere di urgenza. A decidere se il requisito c’è sarà di volta in volta il singolo giudice, chiamato a esaminare l’istanza inviata dai legali. Qualora la richiesta venga accolta, le parti dovranno verificare sul portale telematico l’orario dell’udienza e ovviamente arrivare puntuali, in modo da evitare l’attesa all’esterno dell’aula del Tribunale come è previsto per queste drammatich­e giornate di emergenza coronaviru­s. L’obiettivo della disposizio­ne è fin troppo evidente: scongiurar­e l’assembrame­nto ritenuto il veicolo di trasmissio­ne del Covid-19.

In realtà l’emergenza coronaviru­s ha paralizzat­o l’intero settore della giustizia. Sia il civile, sia il penale. Gli uffici della Procura, per esempio, sono apparsi desolati dopo essere stati interdetti al pubblico. L’unica eccezione possibile, nella settimana appena trascorsa, l’hanno rappresent­ata gli avvocati, che hanno avuto la possibilit­à di accedere agli uffici anche se soltanto per gli atti indifferib­ili. Deserti anche i corridoi del Tribunale. Le poche persone, impiegati o magistrati, che ancora in questi ultimi giorni hanno lavorato a piazzale Clodio hanno evitato di salutare e persino di incrociare gli sguardi con gli altri. A chiunque non abbia un incarico all’interno degli uffici giudiziari, è toccato essere guardato non tanto come un estraneo, ma addirittur­a come un pericolo.

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