Corriere della Sera (Roma)

L’INCUBO DELLE BR 40 ANNI FA

- Di Giovanni Bianconi

Quarant’anni fa, la mattina del 18 marzo 1980, i terroristi spararono dentro un autobus. Mentre l’autista apriva le porte alla fermata di via Ruggero Di Lauria, alle spalle del mercato Trionfale, un militante delle Brigate rosse fece fuoco sul magistrato Girolamo Minervini, che era salito sul 991 a viale delle Medaglie d’oro e stava andando al «palazzacci­o» di piazza Cavour. La vittima si accasciò sulla piattaform­a, vicino alla macchinett­a dei biglietti, e l’assassino fuggì insieme ai complici e alla gran parte dei circa cinquanta passeggeri che assistette­ro all’omicidio.

A chi passa da lì, una lapide ricorda quell’esecuzione ordinaria, in un tempo di ordinaria emergenza. Diversa da quella straordina­ria di oggi, che gli autobus li ha svuotati, insieme alle strade e ai mercati; quella era l’emergenza della lotta armata, che è durata anni e con la quale i romani e gli italiani avevano imparato a convivere, consideran­do quasi normale che ci fossero centinaia di morti e feriti colpiti a freddo, all’uscita da casa o al rientro, lungo i tragitti quotidiani.

Girolamo Minervini, aveva 61 anni, lavorava alla Procura generale della Cassazione ma era stato appena designato direttore delle carceri, settore del quale s’era occupato a lungo in passato. Come Riccardo Palma e Girolamo Tartaglion­e, uccisi prima di lui, nel 1978. Era un bersaglio più che plausibile, il suo nome era comparso in una lista di possibili obiettivi trovata in un covo brigatista, ma all’epoca le scorte si potevano rifiutare.

Era diventato l’incubo degli abitanti di Albano: furti, rapine, aggression­i, continue richieste di denaro ai passanti. Adesso l’uomo, di 41 anni, è stato arrestato dai carabinier­i che gli hanno notificato ieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Velletri per episodi di violenza tra settembre 2019 e il febbraio scorso.

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