Cassazione: «Fasciani, una mafia pericolosa come quelle del Sud»
Le motivazioni della sentenza che infligge al clan oltre 140 anni di prigione
«Emblematico esempio di mafia locale»; «sodalizio semplice elevato ad associazione mafiosa»; «presenza mafiosa diversa da altre città del Sud ma non per questo meno pericolosa o inquinante».
Nelle parole dei giudici della Cassazione il clan di Ostia che faceva capo a Carmine Fasciani incarna una «mafia atipica» pervasiva ma diversamente strutturata rispetto ai modelli reggini o siciliani.
Per tagliar fuori possibili equivoci i giudici sottolineano che, in effetti, la mafia non è solo quella secolarmente diffusa nelle regioni del Sud ma anche le nuove aggregazioni presenti sul territorio: «Il legislatore — scrivono — non si è limitato a registrare realtà già presenti, come la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, la “Sacra Corona Unita”, da tempo dotate di un nomen, con correlativi insediamenti, articolazioni periferiche, prestigio e fama criminale» ma ha anche intrapreso una guerra contro «tutte le altre aggregazioni (anche straniere) che malgrado prive di un nomen e di una “storia” criminale, utilizzino metodi e perseguano scopi corrispondenti alle associazioni mafiose già note».
In questo senso si «può affermare che anche la città di Roma ha conosciuto l’esistenza di una presenza “mafiosa” sebbene in modo diverso da altre città del Sud». Ovunque vi siano «forza di intimidazione, vincolo di assoggettamento e omertà» è possibile rintracciare un’associazione mafiosa. E il clan del litorale con i suoi significativi episodi di intimidazione rappresenta un classico esempio di associazione mafiosa che incrocia «i diritti di libertà di un numero indeterminato di soggetti» come le associazioni che si erano costituite parte civile al processo (fra le quali Libera e Sos Impresa) avevano sottolineato.
Era il 29 novembre 2019 quando i giudici della seconda sezione penale respingendo i ricorsi di 9 dei 12 imputati contro la sentenza della Corte di Appello di Roma avevano confermato la sussistenza nel territorio di Ostia di una associazione di stampo mafioso, infliggendo circa 140 anni di carcere.
Confermate le condanne stabilite in appello per 9 su 12 imputati, la Cassazione aveva inoltre respinto il ricorso del Procuratore generale che aveva chiesto di riconoscere un ruolo apicale alle due figlie di Carmine Fasciani, Sabrina e Azzurra.
Ora, nelle motivazioni alla sentenza, i giudici certificano l’esistenza di un «direttorio familiare» capace di influire sul territorio di Ostia ma nel quale non tutti hanno la stessa porzione di autorità. Carmine Fasciani resta infatti il capo indiscusso, in grado di assumersi la totalità delle decisioni.
E Fasciani amministra servendosi del potere intimidatorio di altri alleati. Il riferimento sembra essere agli Spada: «Ricondurre alla sola figura» del boss Carmine Fasciani «il complesso dei fenomeni criminali pur emersi dall’attività di investigazione sarebbe riduttivo e semplicistico» osservano i giudici. Ma «condotte di sistematica valenza criminale consumate e sedimentate nel corso degli anni e in settori ben precisi e diversificati non possono che essere espressione di un’azione articolata secondo un preordinato programma criminoso che vede naturalmente al vertice il ”capo”».
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Le parole dei giudici Condotte di sistematica valenza criminale consumate e sedimentate nel corso degli anni