Il virus in due conventi: positive 59 suore tra Roma e Grottaferrata
I casi in due istituti di religiose, la maggior parte in età avanzata
Dopo il primo contagio registrato lo scorso 5 marzo in Vaticano, ieri sono emersi 59 nuovi casi di positività al Covid-19 in ambienti religiosi: 40 suore nella casa generalizia delle Figlie di San Camillo in via Anagnina, a Grottaferrata, e 19 (su 21) tra le suore angeliche di San Paolo in via Casilina, a Torre Gaia. Tra i due focolai, che sono stati subito isolati, non vi sarebbe alcuna correlazione.
Per quanto riguarda la struttura dei Castelli nella quale risiede una sessantina di persone, la maggior parte anziane, a far scattare i controlli è stato il ricovero di una suora, che era stata a Cremona, nel Policlinico di Tor Vergata. Quaranta i tamponi risultati positivi al coronavirus, sebbene per il momento le ospiti siano tutte asintomatiche e in buone condizioni di salute. Mentre procedono i controlli della Asl e della Regione per ricostruire i possibili contatti, l’ipotesi più plausibile resta il link epidemiologico con la città lombarda, tra le più colpite dal virus. Le suore non svolgono infatti attività al di fuori del proprio contesto né, come si era ipotizzato
«Figlie di San Camillo» Una suora con la mascherina nell’istituto di Grottaferrata dove 40 religiose sono positive al virus
in un primo momento, ricoprono incarichi operativi presso l’ospedale San Camillo. Si stanno tuttavia verificando i contatti una singola persona esterna, che per ora non sembra destare preoccupazione. Sebbene le suore siano a riposo e dedite alla vita comunitaria - motivo per cui il contagio si è propagato rapidamente - grazie alla lunga esperienza maturata in campo sanitario hanno adottato
subito tutte le precauzioni e si sono messe in quarantena, ciascuna nella propria stanza. Il virus, a quanto pare, dovrebbe essere circoscritto all’interno della casa generalizia. Trattandosi di un nucleo numeroso, le suore sono solite farsi recapitare le forniture alimentari: evitano, così, di uscire e coprono una parte del fabbisogno coltivando l’orto. Il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti, ha cercato di tranquillizzare la popolazione sul fatto che il cluster sia isolato e non vi sia il rischio di propagazione: «Sono inappropriati i parallelismi con Fondi, divenuto zona rossa, come pure le voci che riferivano di suore operanti presso altre strutture cittadine. Rispettando le direttive del governo, sono rimaste all’interno del convento, quindi la possibilità che abbiano sparso il contagio è molto bassa.
Restiamo in contatto con la Asl e in attesa di aggiornamenti che continueremo a diffondere con tempestività». Le poche reazioni che filtrano dalle camilline cercano di smorzare gli allarmismi: «Ci stiamo chiedendo anche noi cosa fare, anche noi stiano cercando di capire la situazione. La madre superiora è molto occupata a gestire l’emergenza e non può parlare. Ma stiamo bene, speriamo di dare comunicazioni quando la situazione sarà più chiara».
In proporzione l’altro istituto, quello delle angeliche di San Paolo sulla Casilina, a Torre Gaia, è stato più colpito: 19 contagiate su 21. La popolazione in media più anziana potrebbe rappresentare un fattore di rischio se non fosse che, proprio a causa dell’età, le suore non praticano molta vita sociale.
Dato lo stile di vita comunitario che caratterizza gli ambienti religiosi e parrocchiali, con il diffondersi dell’epidemia sono state seguite le misure di contenimento del contagio in tutte le diocesi di Roma: se le chiese restano aperte per consentire la preghiera individuale mantenendo la distanza di sicurezza di un metro, sono invece sospese le messe e le celebrazioni liturgiche. Molti sacerdoti si sono attivati per continuare a officiare le funzioni e a diffondere la parola collegandosi in streaming con i fedeli.