Nerola, medico contagiato La sindaca disperata: «Qui viviamo nel terrore»
Dalla casa di riposo il virus è passato all’esterno, già trovati altri casi nel paese
Granieri: «Servono tamponi per tutti, se vogliamo salvarci è l’unico modo» Il camice bianco lavorava nella struttura isolata e riceveva pure nel suo ambulatorio
Il timore più grosso si è purtroppo avverato con il responso dei 70 tamponi effettuati il 26 marzo e arrivato ieri. Dal focolaio della casa di riposo Maria Santissima Immacolata il contagio è arrivato, anche se in modo contenuto, all’esterno, diffondendosi a quattro abitanti di Nerola. Tra questi, un medico di base che potrebbe a sua volta aver fatto da moltiplicatore. Si tratta di uno dei due dottori che agivano sia all’interno dell’ospizio che nei propri ambulatori. Il clima nel comune a 40 km da Roma è di paura.
A Nerola la corsa per inseguire e fermare il diffondersi del virus è partita ad handicap. Il vantaggio iniziale che il covid-19 si è preso infettando in silenzio 72 ospiti e lavoratori della casa di riposo Maria Santissima Immacolata ha già costretto il paese della sabina a chiudersi in sé stesso fino all’8 aprile. La sfida è così diventata la potatura dei suoi rami, reali o potenziali, prima che crescano troppo. Sono stati effettuati 220 tamponi sulla popolazione (1980 abitanti), sono stati messe in quarantena preventiva le persone che hanno avuti contatti con la struttura (parenti e familiari dei contagiati), e sono stati invitati tutti i cittadini a comunicare eventuali sintomi anche lievi (tosse, dolori influenzali) avuti nei giorni scorsi. L’intento chiaro è quelto, lo di risalire a potenziali portatori del contagio e isolarli. I test, ieri il numero più alto, 100, vengono effettuati nella centrale piazza Roma all’interno del camper messo a disposizione dall’Ordine dei medici di Roma, che ha inviato sul posto anche una squadra di nove persone. Ad oggi, messo in quarantena preventiva anche il terzo e ultimo dottore di base del paese, si tratta dell’unico presidio medico nella zona rossa. Molta gente che si era messa in fila per sottoporsi al test è stata rimandata a casa per mancanza di kit. Il camper dell’Omceo torna oggi per altri tamponi.
«Vogliamo 1980 tamponi, uno per ogni abitante. Solo così possiamo salvarci, trovando i positivi asintomatici», dice la sindaca Sabina Granieri. «A casa mia — continua — quando una cosa è necessaria si trova, quindi non ci sono scuse. Noi siamo qui sacrificati, ma non per questo smetteremo di farci sentire». L’appello è rivolto alla Regione Lazio e alla Asl ma sembra destinato a non essere accolto, non nell’immediaper la carenza di test disponibili. «Viviamo nel terrore — aggiunge la prima cittadina — anche mia figlia ha la febbre, per fortuna lieve, ma questa zona rossa può essere un’opportunità se si interviene tempestivamente».
Oltre all’aspetto sanitario, la preoccupazione riguarda le possibili ricadute socio economiche. Assicurato il rifornimento di derrate alimentari, sono tanti quelli che non posso andare al lavoro essendo chiuso il traffico in entrata e uscita dal paese. Una camionetta dell’esercito e due mezzi dei carabinieri vigilano sui tre check point in corrispondenza delle principali vie di accesso al paese. «Non ci sono state lamentele, hanno tutti accettato la zona rossa — dice il vicesindaco Elena Trecciola — È anche per una nostra sicurezza cercare di restare il più possibile a casa».
Gli ospiti della casa di riposo di Nerola sono dall’altra notte ospitati al Nomentana Hospital d Fonte Nuova, dove sono stati trasportati in ambulanza dopo l’evacuazione della struttura. Per i loro parenti la Asl Roma 5 ha attivato un numero dedicato al quale chiedere informazioni sullo stato di salute dei propri cari preservandone la privacy. Sono invece residenti nei paesi della bassa sabina, in provincia di Rieti, sei dipendenti della Maria Santissima Immacolata. Anche loro vengono tenuti sotto stretta osservazione nel timore che abbiano portato il contagio fuori dalla zona rossa.