Violenza sulle donne, meno 20% di denunce
Lo dice una indagine in Procura, ma più arresti in flagranza
«Riceviamo decine di sms di richieste d’aiuto urgente» A febbraio 346 le segnalazioni di violenza in casa. A marzo saranno 280
Mentre la curva epidemiologica saliva, nei giorni scorsi, quella della violenza familiare subiva un’improvvisa flessione, facendo - teoricamente ipotizzare un drastico abbassamento dei conflitti in famiglia. Fra il primo e il 25 marzo, data della nostra rilevazione, a Roma ci sono state 225 denunce di maltrattamenti contro le oltre 300 del mese precedente. Per la precisione, nel mese di febbraio sono state 346 le segnalazioni di violenza in casa, mentre a marzo, secondo una proiezione della Procura di Roma, saranno 280. Il venti per cento in meno, circa, rispetto al mese precedente. Cosa succede allora? Succede che il distanziamento sociale, l’«io resto a casa» degli ultimi tempi si traduce in una morsa domestica. Una stretta nel rapporto con la fidanzata/compagna/moglie che, impossibilitata a parlare liberamente al telefono, non ha più modo di denunciare, sporgere querela, difendersi. Il Covid-19 insomma ha rosicchiato i margini di autodifesa delle donne, rendendo anche più complicato il ricorso alle forze dell’ordine per esporre il proprio disagio e la propria paura. E per dare il
via a misure repressive. Non a caso aumentano gli arresti in flagranza come i pubblici ministeri del pool dei reati contro la persona, coordinato dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, ben sanno, mentre le denunce da codice rosso, appunto, diminuiscono. Uno di questi arresti è stato effettuato il 12 marzo scorso,
quando, in seguito a un ordine di allontanamento, un marito ha impugnato il coltello contro la moglie, ed è stato fermato appena in tempo dai due figli. Per un soffio il caso non si è tradotto in un ulteriore femminicidio. Diverso, ma frutto delle stesse misure emergenziali, l’arresto dei carabinieri (giusto ieri) di un quarantanovenne
che minacciava madre e sorella.
La questione è chiarissima per le associazioni che si battono in difesa dei diritti delle fidanzate, delle compagne o delle mogli, come ad esempio «Differenza donna», la cui responsabile dell’ufficio legale, avvocato Teresa Manente, dice: «In uno solo dei nostri centri antiviolenza il numero di denunce telefoniche si è ridotto dell’80%, da cinquanta chiamate in media siamo scese a 8». Che il fatto non sia interpretabile come un segnale di ritrovata pace familiare è testimoniato da un’altra circostanza. L’associazione ha messo a disposizione una serie di numeri di cellulare sui quali hanno cominciato ad affluire messaggi whatsapp delle donne: «Riceviamo decine di messaggini — spiega la Manente — con richieste d’aiuto urgente». L’avvocato di Differenza donna provvede a tradurli in segnalazioni alle forze dell’ordine.
Non è l’unica difficoltà con la quale devono fare i conti le volontarie dell’associazione. Il coronavirus ha posto anche altri problemi come quello di eventuali donne sottoposte a un periodo di quarantena: «Abbiamo la disponibilità di una struttura, sottratta alla mafia, che potrebbe essere utilizzata per potenziare l’ospitalità in urgenza delle donne che necessitano di un preliminare periodo di quarantena prima dell’ingresso nelle nostre strutture», fa notare Teresa Manente.