«L’intelligenza artificiale contro il virus»
Schillaci, rettore di Tor Vergata, sede del Covid hospital 4: «Un’analisi studia i parametri sonori per la localizzazione precoce dei focolai»
È stato realizzato in tre settimane il Covid hospital 4 al Policlinico di Tor Vergata (160 posti di degenza ordinaria più 40 di terapia intensiva), riconvertendo l’area dedicata alla medicina interna e alla pneumologia.
Orazio Schillaci, rettore dell’ateneo, che impatto ha avuto l’emergenza sulle vostre attività?
«Abbiamo corso per aumentare i posti di terapia intensiva, che in Italia sono sottodimensionati: da quello che abbiamo visto, il 10% dei contagiati dal Covid-19 necessita di questi trattamenti con tempi di ricovero tra le due e le tre settimane. Sono grato a medici e paramedici per il lavoro straordinario».
Come è cambiato l’ospedale dall’inizio dell’epidemia?
«Il nostro è un policlinico multi specialistico, molti settori sono stati riconvertiti. Speriamo che l’epidemia non duri a lungo, vorremmo tornare presto a concentrarci sulla formazione di studenti e specializzandi».
Da quando la didattica è migrata sulle piattaforme web che riscontri avete avuto?
«Oltre 40 mila studenti stanno seguendo i corsi online e 500 si già sono laureati a distanza, entro il 30 aprile saranno 1.200. Voglio ringraziare struttura tecnologica per essersi attivata subito, i ragazzi e le loro famiglie per aver risposto così bene».
Stiamo provando le conseguenze dei tagli alla sanità e del numero chiuso per l’accesso a Medicina, mentre servirebbero più professionisti per affrontare l’emergenza.
«È evidente che vi sia una carenza di anestesisti e rianimatori, ma sono convinto che questa situazione farà comprendere l’importanza di rafforzare la formazione sanitaria. Da almeno dieci anni diciamo che bisognerebbe portare il numero degli iscritti a Medicina in Italia dagli attuali 11-12 mila a 16 mila l’anno. Ma dobbiamo anche garantire la continuità e il sostegno economico agli specializzandi».
I vostri studenti hanno risposto all’arruolamento di neo laureati da parte del governo per far fronte all’epidemia?
«So che la Regione Lazio ha emanato dei bandi per assumere a tempo determinando specializzandi degli ultimi due anni in anestesia, malattie infettive, pneumologia, medicina interna. Dovrebbero concludersi a breve».
Sul fronte della ricerca, qual è il vostro contributo nella lotta al Covid-19?
«Credo che il contributo più importante sia quello di adottare un approccio multidisciplinare e di condividere le informazioni. Abbiamo censito tutte le attività nelle nostre macroaree che potrebbero aiutare la ricerca, dalla diagnostica molecolare all’immunologia, fino agli studi sull’intelligenza artificiale presso la facoltà di Ingegneria: si tratta di un’analisi in vivo che studia i parametri sonori attraverso la registrazione della voce per la localizzazione precoce dei focolai di infezione, già utilizzata per alcune malattie neurodegenerative. Siamo tutti impegnati: dal dipartimento di chimica nella produzione di gel e mascherine fino agli studi sul malessere delle persone in un momento critico come questo».
Online Sono oltre 40 mila gli studenti che seguono i corsi da casa