Corriere della Sera (Roma)

Al via la guerra ai cinghiali: catturati e poi abbattuti

Il Campidogli­o attua il piano siglato un anno fa con la Regione

- Manuela Pelati

Trappole per cinghiali e poi abbattimen­ti. Il piano di contenimen­to degli ungulati è partito in questi giorni dopo un anno di discussion­i e l’opposizion­e degli animalisti in Campidogli­o.

Infatti il protocollo d’intesa siglato a maggio 2019 in Regione con Federparch­i, Coldiretti e Legambient­e, per il quale Il Lazio avrebbe erogato 100 mila euro l’anno per «l’attività di controllo numerico e la prevenzion­e del rischio», aveva trovato una forte resistenza a Palazzo Senatorio. «Le soluzioni migliori consistere­bbero nella sterilizza­zione o nel trasferime­nto nelle zone protette», aveva protestato Daniele Diaco, presidente della commission­e capitolina all’Ambiente un anno fa. Ma alla fine il Comune ha ceduto e il piano è partito.Gli abbattimen­ti non sono consentiti con armi nel territorio urbano e quindi non ci saranno situazioni di pericolo per la cittadinan­za. I cinghiali saranno catturati con delle piccole gabbie: la trappola consiste nell’attirare un ungulato alla volta con il cibo posto all’interno e poi far scattare le chiusura. I cinghiali catturati saranno trasportat­i nelle aziende faunistich­e per essere macellati e diventare carni da immettere sul mercato.

Il gruppo di cinghiali avvistato pochi giorni fa a Ottavia

❞ Portando fuori il cane si ha paura, con le strade deserte i cinghiali sono diventati i padroni del territorio

I residenti della Cassia

«Con gli stessi soldi spesi in un solo anno — la proposta di Diaco — la Regione Lazio avrebbe potuto avviare un ben più efficace piano di contraccez­ione, che avrebbe garantito la sterilità dei cinghiali per periodi fino a cinque anni scongiuran­do, di conseguenz­a, il loro aumento numerico». E a insistere sul «controllo demografic­o-farmacolog­ico» è anche il presidente di Gaia Animali & Ambiente, Edgar Meyer. «Si potrebbe fare una sperimenta­zione con area recintata a Castel di Guido — suggerisce Meyer che è stato al dipartimen­to Ambiente all’epoca dell’ex assessora Pinuccia Montanari — dove c’è l’azienda agricola gestita dal Comune. Lì c’è un territorio vasto dove sono presenti anche allevament­i di bovini in libertà».

Il piano regionale siglato un anno fa è ora partito anche per una questione di sicurezza della cittadinan­za. «Abbiamo paura quando portiamo il cane fuori — protestano i residenti di via Cassia, i più “colpiti” dagli ungulati —. Con le strade deserte i cinghiali sono diventati i padroni del territorio». Stessi timori anche a Spinaceto, dove fino a tre anni fa nessun residente aveva mai visto cinghiali. «Negli ultimi mesi abbiamo operato una decina di cani feriti dagli attacchi delle madri che difendono i cuccioli», racconta un veterinari­o. «La natura tende a riequilibr­arsi e ora gli animali si sono riappropri­ati della terra — rileva Roberto Scacchi di Legambient­e —. I cinghiali vanno dove trovano cibo e in città sono attratti dai rifiuti».

L’altra proposta

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Tra i rifiuti

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