«Il virus a Roma è sotto controllo»
Il direttore sanitario dello Spallanzani, Vaia: «Qui al via i test sul sangue, li faranno anche i medici di famiglia»
«Il virus a Roma è sotto controllo». Il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, descrive la situazione del contagio nella Capitale ma avverte che bisogna continuare a mantenere alta la guardia:«Sono ottimista, vinceremo la battaglia. Ma bisogna restare tutti a casa». Poi Vaia annuncia la novità: «Sono al via nel nostro ospedale i test sul sangue che stanno effettuando anche al Policlinico Tor Vergata. Se saranno adottati per tutti i sei milioni di residenti del Lazio potranno eseguirli anche i medici di famiglia». Nel caos, invece, la consegna dei buoni pasto per le famiglie meno abbienti: i Municipi sostengono che se la situazione rimane quella attuale arriveranno solo a fine aprile. E il Campidoglio reagisce con una task force e un nuovo sito.
Area metropolitana «Il coronavirus lo dobbiamo studiare lì per capire come si comporta e come si diffonde»
«Sono ottimista dall’inizio e continuo ad esserlo. E i dati epidemiologici ci stanno dando ragione, almeno finora. Ma questo non vuol dire che la guerra sia finita. Vinceremo, ma le persone devono continuare a restare a casa». Gli va riconosciuto: Francesco Vaia, direttore sanitario dell’istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani», ha sempre sostenuto che avrebbe avuto la meglio sul coronavirus. E pian piano, con la preziosa collaborazione di diversi soggetti tra cui la Regione Lazio, ci sta riuscendo.
Qual è il fattore che più conferma la sua opinione?
«Sono tanti. Uno però viene dai dati dei ricoveri allo Spallanzani».
❞ Lo studio La concentrazione di immunoglobuline ci dirà da quanto tempo il virus ha contagiato il paziente, se siamo all’inizio o alla fine della malattia
Francesco Vaia
Da giorni sono costanti.
«Esatto. Non arriva quasi più nessuno spontaneamente. Si tratta solo di trasferimenti da altri hub. Oggi (ieri, ndr) abbiamo dimesso 170 pazienti. E la situazione è un po’ lo specchio di tutta la Regione. Siamo in controtendenza. La situazione è sotto controllo, specie a Roma. I numeri, in questo senso, ci confortano: il
Covid-19 non ha una diffusione capillare nel cuore della città. Se non in piccoli focolai».
Anche l’assessore D’Amato ha affermato che la Capitale è stata letteralmente blindata da una sorta di cordone sanitario.
«E dobbiamo continuare. Il virus lo dobbiamo aggredire intorno all’area metropolitana. Lì lo dobbiamo attaccare, studiare come si comporta e come si diffonde, capire la consistenza che ha».
Un po’ come accaduto a Nerola, oggi zona rossa, dove c’era un cluster legato alle case di riposo per anziani.
«Proprio così. Proprio come abbiamo fatto a Nerola nei due giorni passati, anche grazie al camper dell’Ordine del medici e ai dottori di base che hanno fornito un’assistenza molto importante».
Cosa hanno fatto nello specifico?
«Oltre alla somministrazione di tamponi, alle analisi e alla sperimentazione del test rapido, hanno combattuto contro l’ansia sociale. Che c’è, è innegabile, e alla quale il sistema sanitario deve rispondere andando sul territorio».
Ma ci sono già dei primi risultati?
«No è presto, arriveranno nelle prossime ore».
Domani (oggi, ndr) i camper torneranno lì?
«Saremo al Nomentana hospital e a Contigliano, in provincia di Rieti, dove ci sono alte percentuali di positivi».
L’equipaggio proseguirà con la sperimentazione del test rapido?
«Sì, ma ci saranno delle importanti novità».
Ci anticipa qualcosa?
«Inizieremo a provare un’altra metodica per quanto riguarda la sperimentazione del test rapido».
Cioé?
«Testeremo lo stesso kit che sta testando Tor Vergata e ne verificheremo in collaborazione con il policlinico la validità scientifica».
Quali sono le differenze con il precedente?
«La procedura è la stessa, basta una sola goccia di sangue per capire se il paziente è positivo. Ma anziché limitarsi a questo, il macchinario specifico che analizzerà il siero nell’arco di pochi minuti, potrà confermare la presenza degli anticorpi».
Capirà quindi se il corpo sta dando una risposta im
munitaria alla presenza del virus?
«La concentrazione delle immunoglubuline (IgG e IgM) ci dirà da quanto tempo il coronavirus ha contagiato il paziente, se siamo all’inizio o alla fine della malattia. E se negativo, grazie a questi valori capiremo se non lo ha mai preso o se nel frattempo si è negativizzato».
Che percentuale deve raggiungere il test rapido per essere validato?
«Quasi il 100 per cento, come il tampone».
Semmai dovesse raggiungerla, D’Amato sarebbe per l’estensione a tappeto a tutti i 6 milioni di residenti nel Lazio. Ma come si potrà fare nella pratica a sottoporre tutti al test?
«La modalità più giusta la individuerà la Regione. Ma secondo me a quel punto sarà ancora più importante l’apporto dei medici di base. La battaglia si vince sul territorio. E loro sono lo snodo centrale».
Ultima domanda. Chi sono stati i vostri alleati in questa guerra?
«Tutti coloro che hanno finanziato la ricerca e hanno sostenuto anche lo Spallanzani, come la Banca d’Italia. Ma pure i media che hanno passato sempre i messaggi giusti».
Test a tutti i residenti «Sarà importante l’apporto dei medici di famiglia. La battaglia si vince sul territorio»