San Camillo, sabotato il pc per le analisi veloci sul Covid-19
Il direttore D’Alba: «Gesto criminale». Spallanzani, respinto attacco hacker
Un furto non casuale. Probabilmente «un sabotaggio», come l’ha definito l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Perché quello che è successo in una stanza del padiglione «Malpighi», vicino al Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo, assomiglia di più a un’azione premeditata, a un atto vandalico dai risvolti oscuri: qualcuno si è introdotto nel locale all’interno del laboratorio di Microbiologia, accanto agli ambulatori per prelievi e analisi, e ha danneggiato il computer che proprio ieri mattina doveva essere utilizzato per gestire l’apparecchiatura per i nuovi test contro il Covid-19. Ed è la scelta di quando colpire che fa pensare a un sabotaggio, un dispetto pesante per ritardare l’inizio di un’operazione molto importante, non solo per l’azienda ospedaliera.
I carabinieri della compagnia Trastevere e del Nucleo investigativo di via In Selci, che hanno effettuato un sopralluogo nei locali alla ricerca di eventuali impronte lasciate da chi ha agito, hanno accertato che sulla porta - che sarebbe dovuta rimanere chiusa a chiave - non ci sono segni di effrazione. A denunciare l’episodio sono stati i vertici del San Camillo, mentre
l’assessore D’Amato auspica che «i colpevoli siano puniti». La procura ha aperto un’inchiesta. Di «gesto criminale che colpisce cittadini e dipendenti dell’ospedale» parla, invece, il direttore generale, Fabrizio D’Alba, che racconta: «Nell’accendere la strumentazione, il tecnico della Elettrobiochimica ha constatato che il pc dedicato non partiva: mancavano hard disk e cavi dell’accensione». Un altro pc è stato subito ordinato.
«Quel computer è stato utilizzato fino al 27 marzo scorso, cerchiamo di accorciare i tempi e di tenere la barra dritta: non permetteremo che gesti criminali blocchino il percorso contro la diffusione del virus», assicura D’Alba. Già in passato il San Camillo è stato teatro di misteriosi episodi: incendi dolosi, danneggiamenti, furti di rame e materiali. Il sospetto è che la sparizione dei pezzi del pc possa far parte di questa lunga lista. Solo l’altro ieri la polizia postale, in accordo con la direzione generale dell’ospedale, ha sventato una truffa in crowdfunding a favore di medici e infermieri del nosocomio, costretti - secondo chi proponeva la raccolta di fondi - a proteggersi dal contagio con i sacchi della spazzatura. In realtà gli investigatori hanno scoperto che il denaro finiva su una carta Postepay collegata alla pagina Facebook «EmergenzacrowdfundingSanCamillo». L’azienda ha definito l’iniziativa «deprecabile e fraudolenta» e la Postale indaga per identificare i responsabili del raggiro. Come anche gli hacker che hanno tentato di violare il sistema informatico dello Spallanzani, ma sono stati respinti. Proprio nei giorni scorsi gli specialisti del Cnaipic della polizia postale hanno partecipato a una riunione straordinaria con i vertici del Nucleo sicurezza cibernetica del Dipartimento informazioni per la Sicurezza e i servizi di intelligence per prevenire gli attacchi informatici a strutture sanitarie in questo delicato momento. Per gli analisti si tratta di ransonware con finalità di lucro e non per rubare dati sensibili. Ladri, insomma, che vogliono approfittare di una tragedia mondiale.