Rischio licenziamento per 25 impiegati comunali
Sotto inchiesta per non aver restituito i soldi anticipati dall’Inps
Rischiano il licenziamento venticinque dipendenti del Comune, indagati con l’accusa di peculato per aver chiesto soldi in prestito all’Inps senza poi restituirli. O, in alcuni casi, restituendoli solo in pare. Il Campidoglio ha infatti avviato un procedimento disciplinare nei confronti d’impiegati e funzionari per non avvertito l’amministrazione di essere sotto inchiesta a piazzale Clodio. L’avvio dell’azione disciplinare è stato disposto dopo che lo scorso febbraio la procura ha inviato al Campidoglio l’avviso di chiusura indagine per 44 indagati accusati di non aver restituito complessivi 657 mila euro all’Inps tra il 2007 e il 2019. Di questi indagati, venti sono andati in pensione. Pertanto, per loro non è stato possibile avviare il procedimento.
Il licenziamento è la sanzione più grave. Infatti, tra le altre sanzioni disciplinari previste c’è anche il rimprovero verbale o scritto, la multa e la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino a sei mesi. Infine il procedimento può terminare pure con l’archiviazione, qualora si ritenga che il dipendente non abbia violato il codice di comportamento previsto dal Comune. «Quando è stata fatta l’elezione di domicilio, non era chiaro se l’indagine fosse
Le indagini sulla mancata restituzione da parte dei dipendenti del Campidoglio sono state svolte dai carabinieri per reati commessi contro la pubblica amministrazione o meno. Il mio assistito non ha mai avuto alcuna intenzione di nascondere qualcosa alla pubblica amministrazione», sottolinea Claudia Serafini, l’avvocato di uno dei dipendenti finito prima nel mirino prima della procura e ora del Comune.
L’inchiesta penale riguarda l’ipotesi che i dipendenti indagati abbiano ottenuto dall’Inps prestiti tra i tremila e i centomila euro. Denaro che – secondo la procura – non è mai stato restituito perché Filippo
Tucci, ex responsabile dell’ufficio Cessione del quinto della ragioneria capitolina, avrebbe omesso di inserire sul loro stipendio le trattenute mensili concordate con l’Istituto di previdenza sociale per ripianare il debito. Durante un colloquio informale con i carabinieri, nel corso di una perquisizione, Tucci (non soggetto al procedimento disciplinare essendo in pensione) ha raccontato «di aver provveduto a far partire in ritardo l’addebito delle rate dei prestiti sugli statini esclusivamente per una decina di colleghi». Parole dette il 17 ottobre del 2018, in assenza di un avvocato e pertanto inutilizzabili in un processo. Sempre in quell’occasione Tucci, 67 anni, ha confidato ai militari di «aver avuto il delirio di onnipotenza(…) ma di non aver mai chiesto o ricevuto denaro né altri favori». Davanti al pm Tucci (questa volta con l’avvocato) ha fornito una versione diversa e si è difeso sostenendo che sia stato il caos dell’amministrazione a provocare le mancate restituzioni.
la somma totale non restituita tra il 2007 e il 2019
Accusa