Corriere della Sera (Roma)

«Dimenticat­o in ospizio, è morto: vogliamo giustizia»

Famiglia denuncia: 81enne, era positivo. Inchiesta della procura

- R.Fr.

«Per due giorni non abbiamo saputo più nulla di lui. Al telefono ci dicevano che era stato trasferito prima al Gemelli, poi al Columbus. Ma lì non c’è mai arrivato, è morto nel suo letto, nella sua camera. Solo, senza assistenza. Soffocato dal virus. E adesso chiediamo giustizia affinché ad altri non accada la stessa cosa. Ecco, soprattutt­o per questo: chi è incaricato di accudire le persone anziane deve sapere che non può nasconders­i, che è sotto i riflettori e deve fare bene il suo lavoro». I familiari di Antonio Carbone si sono mossi subito. Sono i primi a Roma ad aver denunciato in un commissari­ato di polizia il fatto che il loro congiunto sia deceduto di Covid-19 in una casa di riposo, diventata uno dei focolai romani dell’infezione.

Adesso gli investigat­ori del commissari­ato Colombo, diretti da Isea Ambroselli, stanno svolgendo accertamen­ti per capire se l’81enne impiegato in pensione, che abitava a Spinaceto prima di andare a vivere nel 2012 nella struttura «Papa Giovanni XXIII» in via Galeffi, nello stesso quartiere, sia stato assistito oppure sia stato lasciato morire nel suo alloggio. L’ipotesi fatta da chi indaga è quella di omicidio colposo, ma sarà la procura, che coordina le indagini, a stabilire il reato,

che potrebbe essere anche abbandono di incapace. «Abbiamo l’impression­e che nessuno sia voluto entrare nella sua stanza per paura di rimanere contagiato», spiegano i parenti del signor Antonio, uno dei tre anziani ospiti deceduti nella casa di riposo- poi sgomberata su ordine della Regione -, dove fra il 21 e il 23 marzo scor

si sono stati scoperti 20 positivi al coronaviru­s, fra loro anche alcuni operatori. «Lui aveva un fisico imponente, e anche se non era del tutto autosuffic­iente era comunque sempre vigile. Lì si divertiva anche, ormai era diventata la sua casa - dicono ancora i familiari -, lo andavamo a trovare spesso, dall’inizio dell’emergenza

non era più possibile e quindi lo sentivamo per telefono. Stava bene, mai un colpo di tosse o un affanno. Il 24 marzo scorso ci è stato comunicato dalla casa di riposo che anche lui era fra i positivi al test e che sarebbe stato trasferito in ospedale. Nel pomeriggio abbiamo telefonato al Gemelli ma non lo trovavano». Da quel momento, e fino alla mattina successiva, i parenti del signor Antonio hanno chiamato più volte la «Papa Giovanni XXIII» e tutti gli ospedali per capire dove avessero portato l’81enne contagiato. Di lui nessuna traccia. «Anche il 118 ha chiamato tre volte la casa di riposo, hanno sempre risposto che Antonio era stato trasferito in ospedale. A noi addirittur­a a un certo punto ci hanno diffidato dal richiamare ancora perché erano molto occupati». L’ultima telefonata alle 7.30 del 25 marzo. «Stessa risposta, quindi abbiamo deciso di andare in commissari­ato per sporgere denuncia di scomparsa, ma alle 9 dall’ospizio ci hanno richiamato: “È morto, sta qui”, ci hanno detto. Antonio è morto da solo, nessuno lo ha accudito». Adesso la polizia dovrà stabilire in quali circostanz­e, se l’ospite sia stato dimenticat­o nella sua stanza o peggio non sia stato assistito perché contagiato. Perché non sia stato trasferito. A disporre l’autopsia è stata la procura, il medico della Asl aveva ordinato di restituire la salma ai familiari.

L‘accusa dei parenti

«Ci dissero che era stato portato al Gemelli. Invece se lo erano scordato...»

 ??  ?? Sgomberata Un infermiere all’uscita della casa di riposo «Papa Giovanni XXIII» chiusa alla fine di marzo per Covid-19
Sgomberata Un infermiere all’uscita della casa di riposo «Papa Giovanni XXIII» chiusa alla fine di marzo per Covid-19
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