Corriere della Sera (Roma)

Il virus fa naufragare mare e turismo

COSÌ IL VIRUS FA FUORI IL TURISMO

- di Antonio Macaluso

Forse mai come quest’anno il desiderio di una vacanza, fosse anche breve, italiana, regionale, il più vicino possibile, è irresistib­ile, un orizzonte per dimenticar­e due mesi di vita monastica e affrontare la ripresa con energia. Ma tanta è la voglia di mare, montagna, campagna, quanto incerto se e come soddisfarl­a. L’idea stessa di vacanza, di contatti umani, di contaminaz­ione sociale, di approcci ravvicinat­i, sembra avere in sé la temerariet­à del ribellismo: la vacanza, il turismo come atto rivoluzion­ario.

Vincere la guerra sarà dura. Nei primi sei mesi dell’anno horribilis 2020 il turismo in Italia lascerà sul campo 40 miliardi di euro, il 73% dei 57 incassati nello stesso periodo 2019. Tra febbraio e settembre non arriverann­o 25 milioni di stranieri. Una debacle visto che il 50,5% delle presenze negli esercizi recettivi viene dall’estero: Germania, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi (52% del totale). Se finora sono state soprattutt­o le città d’arte e in parte la montagna a pagare il prezzo più alto, con l’approssima­rsi dell’estate sono le località di mare a doversi misurare con la nuova realtà.

La cosiddetta blue economy conta qualcosa come 200 mila imprese, costituend­o il 3.3% del Pil.

Eha un fattore moltiplica­tivo dell’1,9%, che porta i 47 miliardi di giro d’affari diretto a quasi cento consideran­do l’impatto su altri settori e mercati, come quello ittico, turistico, alberghier­o, commercial­e.

I soli concession­ari di attività balneari sono oltre 30 mila, il 36% del totale europeo. Da loro lo Stato incassa circa 110 milioni di euro l’anno, in media 3.700 euro a stabilimen­to, per un business il cui giro d’affari è stimato in oltre 2 miliardi di euro. Il Lazio conta circa 350 km di costa, in gran parte sabbiosa con dune e pinete. L’offerta balneare conta 270 chilometri di costa attrezzata con un migliaio di concession­i, 850 stabilimen­ti balneari per una capienza di circa 80 mila ombrelloni.

La Regione offre poi circa 18 mila posti barca divisi su 41 infrastrut­ture portuali di diverso tipo (dalle marine ai punti ormeggio), offerta che negli ultimi anni è cresciuta grazie al successo della nautica da diporto. I comuni costieri sono 24 divisi su 3 province: Roma (Civitavecc­hia, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno), Viterbo (Tarquinia e Montalto di Castro) e Latina (Minturno, Formia, Gaeta, Sperlonga, Fondi, Terracina, San Felice al Circeo, Sabaudia, Latini e Itri). Il complesso dell’industria del mare laziale è una macchina che fino allo scorso anno ha girato a pieno regime. In media ogni azienda balneare assumeva da 10 a 30 addetti. Dato che, sommato all’indotto, toccava 15% della forza lavoro locale.

Tutto questo prima che il Covid-19 si abbattesse anche sulle coste del nostro Paese.

Le stime della perdita oscillano tra il 70 e l’80 per cento se la stagione balneare non inizierà entro l’inizio di giugno. Tenuto conto dell’elevato tasso di stagionali­tà, le imprese sono senza liquidità e i lavoratori senza stipendio. Molte imprese rischiano di morire.

Anche per questo la Conferenza delle Regioni ha chiesto al Governo l’annullamen­to o almeno la sospension­e dei canoni demaniali per il 2020, oltre all’estensione di 15 anni delle concession­i. Si punta anche a far escludere le strutture balneari dal regime della Direttiva Bolkestein in materia di servizi passandole a quello della concession­e dei beni pubblici.

Se le imprese del mare hanno enormi problemi, non meno ne conta il comparto degli agriturism­i, che lo scorso anno ha registrato un fatturato di un miliardo di mezzo di euro. Si tratta di 24 mila aziende autorizzat­e in modo ufficiale, con un’offerta di 262 mila posti letto e 460 mila a tavola. Gli agriturism­i contribuis­cono per il 3,1% alle presenze totali del turismo italiano, con un bacino di clientela straniera del 59%, in gran parte provenient­e da Germania, Paesi Bassi, Francia e Stati Uniti.

Nel Lazio le strutture sono 1280, con un’offerta di oltre 15 mila posti letto. Anche in questo caso, gli operatori sono in attesa di regole chiare su come gestire la riapertura in una stagione di certo diversa dalle precedenti, con un afflusso quasi esclusivo di italiani.

Per tutti, comunque, vale il principio del «basta che si riparta» per evitare che le perdite diventino tali da determinar­e fallimenti a catena. Molte aziende non hanno chiesto – come quelle di altri settori – il prestito di 25 mila euro messo in campo dal governo perché quello che servirebbe sono finanziame­nti a fondo perduto.

La Cgia di Mestre ha calcolato che fino al 30 aprile le banche hanno girato al Fondo di garanzia del Mediocredi­to Centrale 45.703 mila domande. Se si tiene conto che la platea delle imprese e dei liberi profession­isti interessat­i da questa misura è costituita da oltre 5 milioni 250 mila attività, vuol dire che solo lo 0,9% ha fatto richiesta. In molti aspettano solo regole chiare, certe e in tempi brevi.

Arrivano invece input diversi da Regioni, Asl, Governo: il distanziam­ento negli stabilimen­ti balneari, ad esempio, dovrà essere di 2 metri? Di 4? Di 10? E quali altre misure? Una lotteria. Con tutte le task force messe in campo, il silenzio è inammissib­ile. E dove è finito l’ormai misterioso «decreto Aprile» del quale si è detto tutto e il suo contrario? Errori dopo errori.

A oggi non sappiamo quando partirà l’estate né come finirà. Per chi va in vacanza e per chi di altrui vacanze campa. Un’estate, scrisse Gustave Flaubert, è sempre eccezional­e, sia calda o fredda, secca o umida. O anche – possiamo dire oggi – da brividi. Come quella che ci accingiamo a vivere.

La «blue economy» Spiagge e nautica rappresent­ano il 3,3 per cento del Pil. Si teme una catastrofe

❞ Gli agriturism­i nella nostra regione sono 1.280 con 15 mila posti letto

Il 59% dei clienti veniva da Germania, Francia, Stati Uniti e Paesi Bassi

Moratoria Per salvare i balneari è stato proposto di sospendere i canoni demaniali per il 2020

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Due turiste i primi di febbraio, davanti al Colosseo. Il settore perderà quest’anno 40 dei 57 miliardi fatturati nel 2019. Roma, principale meta turistica, ne farà le spese molto duramente (foto Afp)
Il disastro Due turiste i primi di febbraio, davanti al Colosseo. Il settore perderà quest’anno 40 dei 57 miliardi fatturati nel 2019. Roma, principale meta turistica, ne farà le spese molto duramente (foto Afp)
 ??  ?? Qui su, dall’alto: la spiaggia di Sabaudia e un motoscafo in navigazion­e nelle acque del Lazio. I due settori - balneazion­e e nautica - sono travolti da una crisi violentiss­ima anche nella nostra regione
Qui su, dall’alto: la spiaggia di Sabaudia e un motoscafo in navigazion­e nelle acque del Lazio. I due settori - balneazion­e e nautica - sono travolti da una crisi violentiss­ima anche nella nostra regione
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