Mercato: serve il «gatto maculato»
Mercato difficile, servono manovre creative
Il piano che non riuscì a Sabatini è ora di Petrachi: la manovra «a coda di gatto maculato», cioè incassare per chi serve meno e salvare i migliori. La Roma cerca plusvalenze con Florenzi e Riccardi.
Piò o meno quattro anni fa, era il 6 maggio del 2016, l’allora direttore sportivo giallorosso Walter Sabatini, rispondendo ad una domanda su chi avrebbe ceduto tra Miralem Pjanic e Radja Nainggolan, coniò un’espressione che meglio non avrebbe potuto descrivere le difficoltà che la Roma stava affrontando sul mercato: «Se mi riesce una manovra a coda di gatto maculato disse -, li possiamo tenere entrambi».
La frase è diventata storica e coda di gatto maculato è diventato il sinonimo di «operazione di finanza creativa per rinforzare la squadra», magari una plusvalenza o la cessione di calciatori in esubero e con stipendi molto alti. Per la cronaca, in quella occasione, l’operazione non riuscì e poche settimane dopo Pjanic finì alla Juventus, che pagò la clausola rescissoria di oltre 30 milioni.
Il modus operandi è però quello che la Roma, prima e dopo Sabatini, tranne in rarissime eccezioni, ha sempre dovuto adottare. Nel rapporto qualità/prezzo, ad esempio, gli arrivi negli ultimi giorni di mercato della scorsa estate di Chris Smalling e Henrikh
Mkhitaryan, possono rientrare nella definizione sabatiniana. Operazioni che Petrachi, rientrato pochi giorni fa a Trigoria insieme alla squadra, dopo aver trascorso tutta la quarantena a casa sua, in Puglia, dovrà ripetere nella prossima sessione di mercato. I conti della società, pubblicati nei giorni scorsi nella semestrale del club, non autorizzano a sognare e lasciano pochi margini al direttore sportivo: la missione, quasi impossibile, è la riduzione dell’abbondante rosa e del monte ingaggi, possibilmente provando ad aumentare il livello di competitività della formazione giallorossa o, quanto meno, non abbassarlo.
Plusvalenze e scambi sono le strade da percorrere, escludendo, per il momento, le soluzioni più «semplici», che porterebbero alle cessioni dei calciatori top come Zaniolo e
Pellegrini. Per quanto riguarda la prima voce, gli uomini che possono far segnare un segno più ai conti romanisti sono il turco Cengiz Under, anche se il suo prezzo si è ridimensionato rispetto alla valutazione che la Roma ne faceva un anno fa, ma anche Florenzi e Riccardi. Entrambi provenienti dal vivaio, i soldi di una cessione sarebbero considerati una plusvalenza integrale: l’ex capitano, poi, ha uno stipendio di 3 milioni netti che pesa non poco sul bilancio. Il talento della Primavera, invece, è valutato circa 8 milioni di euro, tanti per un giovanissimo che ancora non si è misurato nel calcio che conta, ma forse non tantissimi soprattutto se dovesse finire in qualche scambio. Nei giorni scorsi, ad esempio, si è parlato molto di un interesse per il giapponese Takehiro Tomiyasu, difensore centrale e terzino destro che il Bologna valuta circa 20 milioni. Una cifra che la Roma vorrebbe coprire con l’inserimento di Riccardi e di uno tra Kolarov (richiesto da Mihajlovic) e Juan Jesus, anche loro con stipendi pesanti. Poi ci saranno da piazzare molti esuberi con stipendi alti, di rientro dai prestiti: scongiurato il ritorno di Nzonzi, che rimarrà al Rennes che si è qualificato per la Champions, la vera sfida sarà piazzare di nuovo Olsen, Karsdorp, Gonalons e, tra i calciatori della rosa attuale, Javier Pastore, che guadagna 4,5 milioni netti e ha un contratto fino al 2023: quella sì che sarebbe una vera manovra a coda di gatto maculato.