Piazza Vittorio, un’Orchestra tra premi e futuro
L’ensemble di Piazza Vittorio ha vinto il David come «miglior musicista». Per i 18 anni prepara un nuovo album e la rilettura dell’«Opera da tre soldi»
L’Orchestra di Piazza Vittorio ha conquistato, pochi giorni fa, il David di Donatello nella categoria miglior musicista. Battendo nobili concorrenti: il premio Oscar Nicola Piovani e Thom Yorke dei Radiohead.
«Eravamo degli outsider, già felici di essere stati inseriti in un parterre così importante. Questo premio è stata per noi una botta di vita in un momento complicato, ha riacceso una fiamma. Perché noi, che viviamo soprattutto con i concerti, più degli altri artisti sentiamo il peso di questo blocco», racconta Pino Pecorelli, contrabbassista, una delle colonne dell’ensemble multietnico diretto da Mario Tronco. Il merito, ancora una volta, è stato della rilettura del Flauto Magico di Mozart che — a più di dieci anni dal debutto al Palladium e dopo innumerevoli repliche — adesso rivive sul grande schermo in una Roma magica e onirica, con la colonna sonora scritta e rielaborata da Leandro Piccioni e Mario Tronco (anche regista del film con Gianfranco Cabiddu). «Speriamo che questa vittoria dia nuovo slancio al film — racconta Pecorelli — Per la colonna sonora è stato fatto un po’ lo stesso lavoro dell’hip hop: le musiche di Mozart sono state usate come un sample, in modo da costruirci intorno uno scenario musicale che esalta le melodie e le rende universali. È un film dalle atmosfere magiche, che invita a sognare. È come una fiaba e, in ogni fiaba che si rispetti, ci sono mostri, principesse e un finale inaspettato».
E a una favola assomiglia anche la storia dell’Orchestra. Nata nel 2002, inizialmente ruotava intorno alla fucina culturale dell’Apollo 11, all’Esquilino. «La nostra è una grande storia d’amore — dice Pecorelli — attraversata da grandi crisi. Ma quando ci ritroviamo insieme siamo pronti ad andare avanti con ancora più coraggio ed energia. Ci sono stati momenti in cui eravamo sul punto di chiudere e altri ne verranno. Ma tra di noi si riesce sempre a creare l’alchimia. E quando qualcuno ci lascia c’è sempre un grande affetto».
Rispetto agli esordi, l’organico è «elastico», cambia a seconda dei progetti, si divide per affrontare i diversi impegni in giro per l’Italia e nel mondo. «Oggi abbiamo maggiore consapevolezza, sentiamo la responsabilità di presentare lavori che siano all’altezza del nostro percorso — racconta Pecorelli che è anche il direttore artistico della Piccola Orchestra di Tor Pignattara — e oggi gli interpreti principali sono diventati italiani a tutti gli effetti».
L’Orchestra di Piazza Vittorio è nata da un atto politico, per porre l’attenzione sui migranti, le loro storie e i loro talenti. Ma è sempre rimasta fuori dalle logiche di partito. «Siamo profondamente convinti che un artista non debba mai abbandonare il suo strumento per avere un impatto sulla società — osserva Pecorelli — Penso a Bob Marley che affermava la sua identità con le canzoni. Noi cerchiamo di fare lo stesso. Nel nostro piccolo». Adesso che è diventata maggiorenne l’Orchestra vuole festeggiare. «Avevamo già pronto un album con nuove canzoni e poi abbiamo ripreso a lavorare alla rilettura dell’Opera da tre soldi».