«Ama, bilanci falsi»: indagati ex vertici
La Tari usata per rimborsare le banche. Accuse a Fortini e Giglio, iscritta anche l’azienda
Tra il 2013 e il 2016 l’Ama avrebbe falsificato i propri bilanci, usando i soldi della tariffa rifiuti (riscossi per conto del Campidoglio e dunque non utilizzabili) per rimborsare i finanziamenti che le erano stati concessi dalle banche. Nel registro degli indagati sono finiti l’ex presidente Daniele Fortini (2014-2016), l’ex amministratrice unica Antonella Giglio (novembre 2016 - maggio 2017) e i due ex consiglieri Carolina Cirillo e Rodolfo Murra (quest’ultimo, già a capo dell’avvocatura del Comune, è ora all’Avvocatura regionale). I quattro, assieme alla stessa Ama, sottoposta a sua volta ad approfondimenti, risultano indagati per aver esposto nei bilanci «fatti non corrispondenti al vero» e per aver manipolato la contabilità aziendale.
L’inchiesta dei procuratori aggiunti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli punta ad accertare ulteriori responsabilità. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, delegati agli approfondimenti, hanno acquisito documentazione sia negli uffici della municipalizzata dei rifiuti sia nelle sedi degli istituti che la finanziano, la Banca Popolare di Sondrio e Bnl Paribas. Secondo il decreto di sequestro, firmato dalle sostitute Claudia Terracina e Luigia Spinelli, vi sarebbe stato un «illegittimo utilizzo da parte di Ama di 250 milioni di euro proveniente dalla Tari per il rimborso dei finanziamenti bancari».
L’inchiesta, parallela agli approfondimenti sulla mancata approvazione del bilancio aziendale relativo al 2017 (con la partita dei 18 milioni di euro di crediti cimiteriali), è nata dalla relazione degli ispettori della Banca Centrale Europea sulla Banca Popolare di Sondrio «ove è acceso il conto corrente intestato ad Ama spa su cui sono canalizzati i flussi della Tari».
Nel report degli ispettori inviati da Francoforte vengono indicate una serie di irregolarità. «Verso la fine di gennaio 2019 — si legge nel decreto della Procura — Ama ha trattenuto oltre 250 milioni di euro usati per pagare i finanziatori (creditori) e per rafforzare la propria posizione di liquidità». Un’iniziativa contraria alla legge, che prescrive il riversamento per intero della tariffa dei rifiuti riscossa dall’ente ma che specifica anche come la somma della Tari sia «patrimonio altrui». Di fronte a una richiesta di approfondimento da parte della banca i vertici dell’Ama avrebbero replicato che «non sussiste alcun formale accordo fra Ama e Roma Capitale».
Le scritture contabili della municipalizzata dei rifiuti sarebbero improntate a totale «confusione»: «Infatti — recita il decreto — nei predetti bilanci, come si evince dalla relazione preliminare di consulenza tecnica, non vi è alcuna indicazione né dell’ammontare delle somme normalmente riscosse da Ama né dell’ammontare riversato al legittimo titolare». Risulta anche che «alla fine del 2019 Ama spa abbia addirittura distratto 250 milioni di euro di fondi Tari dal conto corrente per destinarli all’estinzione di obbligazioni finanziarie».
Sul mancato riversamento della Tari al Campidoglio sono in corso approfondimenti anche da parte della Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio.
Preferisce evitare repliche l’ex presidente Fortini, mentre Murra sottolinea che l’approvazione dei bilanci incriminati è avvenuta senza la sua partecipazione: «Mi ero già dimesso dall’Ama», spiega.