Brocchi: «Coppa Italia 2009, il mio trofeo più bello»
Il 13 maggio di 11 anni fa la vittoria con la Samp. «Biancocelesti nel cuore, sono grato a Reja»
Cristian Brocchi non ha potuto festeggiare la promozione in B del Monza sul campo. Festeggiò, eccome, il 13 maggio di 11 anni fa, giorno della vittoria della Coppa Italia con la Lazio. Nella finale contro la Sampdoria, uscì durante il primo tempo supplementare: «Ai rigori avevo già vinto una Champions con il Milan - ricorda - ma quelli sono momenti tesissimi. Se fossi stato in campo al 120’, avrei sicuramente calciato un rigore. Non ho mai avuto paura».
Quanto è legato a quella Coppa del 2009?
«Tantissimo. Ho sempre detto che tra i tre trofei che ho alzato con la Lazio è quello a cui sono più legato. Era il primo anno a Roma, avevo scelto di andare via dal Milan per l’ambizione di vincere con un’altra maglia. Avevo giocato e vinto con giocatori fantastici, ritagliandomi anche uno spazio importante. Ma alzare una coppa al primo anno alla Lazio fu bellissimo».
Sente sua anche quella del 2013?
«Sì, assolutamente. Purtroppo un infortunio aveva messo da poco fine alla mia carriera. Avrei pagato oro per essere presente. Ricordo il ritiro, la tensione, la vicinanza che cercai di trasmettere ai compagni. Sentivo di dover essere lì con loro».
I biancocelesti alzano la Coppa Italia vinta nel 2009
Sampdoria. Quel tributo è un ricordo indelebile della mia vita, ed è anche il bello del calcio. Avevo vinto il mio primo trofeo contro la Samp, e salutai prima di una partita contro la Samp. Dispiace che la mia carriera si sia interrotta così bruscamente: avrei continuato almeno per un altro anno».
❞ Avevo vinto la Champions con il Milan ma alzare la Coppa Italia alla prima stagione di Lazio fu bellissimo
Che Lazio era?
«Non quella di adesso, ma comunque una squadra di giocatori forti, come Lichsteiner, Kolarov, Radu. E un giocatore che adoravo, Pasquale Foggia: con la testa che ha ora da dirigente, avrebbe potuto fare molto di più».
Rossi, Ballardini, Reja, Petkovic: quale tecnico le ha dato di più?
«Reja mi ha allungato la carriera e ha avuto un impatto positivo sul gruppo in un momento di grandissima difficoltà. Fu molto bravo a sistemare tante situazioni. Da lui, e da Ancelotti, ho preso tanto del mio essere allenatore».
Da quanto non torna all’Olimpico?
«Ho visto un paio di partite negli ultimi anni. A Roma ti riconoscono tutti, tornare è sempre una grande emozione. A Milano invece non ti si fila nessuno (ride, ndr). Tornarci da avversario per un Lazio-Monza? Magari...».