Corriere della Sera (Roma)

Mastrangel­o: la mia chitarra per la città

Jacopo Mastrangel­o dai mini live sulla terrazza a piazza Navona fino al Campidogli­o

- di Laura Martellini

Il musicista romano, simbolo del lockdown, non smette di esibirsi da casa. «I festival mi hanno chiamato. Ma ho suonato per me e per gli italiani, non per farmi pubblicità!»

Il lockdown è terminato, e lui ne è diventato ormai un simbolo, l’emblema di una gioiosa resistenza. Talmente nell’immaginari­o, che anche ora gli viene chiesto di «affacciars­i». E Jacopo non si nega, pronto ogni sabato sera a imbracciar­e la chitarra, sospeso fra terra e cielo su una terrazza a piazza Navona.

Jacopo Mastrangel­o è il 19enne che ha tenuto compagnia ai fortunati residenti di quello scorcio di città durante la quarantena. Quando i balconi erano un palcosceni­co. Per lui ancora di più. Nelle sue parole un passaggio facile facile: «Ho guardato sotto di me la piazza vuota, desolata. Mi sono sentito in dovere di dare una mano, con quel che posso e so fare, suonare la chitarra. Così ho improvvisa­to, l’inno di Mameli con la chitarra distorta, e poi Puccini, Verdi, Mascagni, fino a Vasco Rossi, Pausini, Jovanotti, Renato Zero. Ho anche una cultura classica. L’exploit il sesto giorno, con Deborah’s Theme di Morricone.. ».

Chi è Jacopo Mastrangel­o? «Ho studiato da autodidatt­a, grazie alla passione di mio padre Fabio per la musica. Ogni anno, d’estate, ci avventuria­mo on the road in America, per seguire quella fiera musicale incredibil­e che è il Namm Show ad Anaheim, in California. Ora lui fa un altro mestiere, è commercial­ista. Ma lo slancio rimane». Famiglia d’arte: «Mia madre Lea, attrice e sceneggiat­rice, è figlia di Luciano Martino (regista e produttore molto prolifico negli anni Sessanta e Settanta, morto nel 2013, ndr). Quel clima che ho respirato fin da bambino mi affascina, ma per ora non è la mia strada». C’è un legame in più e particolar­issimo con il cinema: il terrazzo che gli ha fatto per tanti giorni da palco è quello da cui il seminarist­a Umberto s’invaghisce della vicina di casa prostituta Mara (la Loren) nel terzo episodio di Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica: «I miei hanno acquistato la casa cinque anni fa. Non conosco i passaggi, so solo che, avendo visto quel film, sono rimasto senza parole entrando la prima volta. Ora penso a prepararmi, devo sostenere l’esame di maturità al liceo classico Mameli, sono un po’ spaventato. Presenterò alcuni testi online. Se più semplice o più complicato non si sa. Come studente sono nel mezzo — sorride —. Né troppo studioso, né poco. Poi l’intenzione è di iscrivermi a Economia. Qualcosa è cambiato, certo... ma non mollo lo studio».

Ribadisce: «Ho ricevuto proposte da parte di alcuni festival. Ma io ho suonato per me stesso e per gli italiani, non per farmi pubblicità! Per uno spot ho preso 100 euro e li ho tutti donati in beneficenz­a. Mi trovo con gli amici in sala di registrazi­one e suono la chitarra per i loro brani. A volte invento un pezzo, ma non ho mai pubblicato nulla. Ancora niente locali».

Eppure è conosciuto in tutta Italia, Jacopo, grazie a un tam tam sui social di cui per primo si stupisce: «Alle prime uscite temevo che il volume fosse troppo alto, d’infastidir­e qualcuno. Ma le persone sono aumentate, hanno iniziato a fare commenti, qualcuno cantava con me. La sera in cui ho eseguito Morricone ho sentito un boato, 30 secondi di applausi. L’indomani , a colazione, ho scoperto che un sito aveva postato il video, rilanciato da molti». Dopo quel pezzo suonato

❞ Cinque anni fa i miei hanno acquistato la casa dove fu girato «Ieri,oggi, domani». Avendo visto il film, sono rimasto senza parole entrando la prima volta

fra le cupole è diventato il musicista del lockdown. Miracolo del web. «Non sono contrario alla musica online — commenta —. Credo che il processo sia inarrestab­ile. Il mio genere preferito? Ho un animo rockettaro, ma del rock dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Oasis. Ora è in voga la trap, non mi piace. Poesia, non musica».

Ricorda di quella sera — era disteso sul letto — quando sullo schermo ha visto comparire il volto della Raggi. «“Che succede signora sindaca?”. Mi domanda come sto, e se mi va di suonare in Campidogli­o. Parliamo un po’, mi consiglia di mettere in scaletta Morricone. Così nasce il live, C’era una volta in America, seguito da Nessun dorma e Nuovo cinema Paradiso. Lei sulla terrazza, in ascolto dietro di me. Ero molto nervoso. Sono un timido. Ho tremato».

Frequentaz­ioni a Ponte Milvio, dove vive il padre (è figlio di genitori separati) racconta degli amici: «Sono contenti e mi supportano». Piazza Navona la preferisce «com’era. Chiassosa e casinara. Lo stadio di Domiziano era un agone. Ora il muschio fa capolino fra i sampietrin­i e lo scroscio dell’acqua la notte fa quasi paura. Non è questione di pieno e vuoto. Il silenzio non è nella sua natura».

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Jacopo Mastrangel­o (19 anni), con la sua chitarra, ritratto sulla terrazza di casa che affaccia su piazza Navona. Su quella stessa terrazza il seminarist­a Umberto (Gianni Ridolfi) s’invaghisce della vicina di casa, la prostituta Mara (Sophia Loren) nel terzo episodio di «Ieri, oggi, domani» (1963) di Vittorio De Sica
Sul palco Jacopo Mastrangel­o (19 anni), con la sua chitarra, ritratto sulla terrazza di casa che affaccia su piazza Navona. Su quella stessa terrazza il seminarist­a Umberto (Gianni Ridolfi) s’invaghisce della vicina di casa, la prostituta Mara (Sophia Loren) nel terzo episodio di «Ieri, oggi, domani» (1963) di Vittorio De Sica

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