CINEMA, IL «FINALE» È INCERTO
Nel Lazio c’è il 33% delle imprese del settore cinema, radio, tivù: 75mila addetti ora sono senza stipendio
Questa volta non è un film, né una fiction e neanche una piece teatrale. Questa volta è tutto vero, maledettamente complicato e dal finale assai incerto. Questa volta la vita di migliaia di persone non dipende da copioni accattivanti o dal consenso del pubblico, ma da un virus e dai suoi effetti nefasti. Meglio ancora: da un virus e dalla capacità dello Stato di dare il necessario sostegno economico a chi a quel virus è sopravvissuto. Cinema, musica e teatro sono bastioni di una cultura che è parte del Dna del nostro Paese e hanno bisogno ora di un’attenzione quasi fisica per farli vivere.
I dati del Centro Studi Confindustria contenuti nel Rapporto Anica indicano un settore dell’audiovisivo composto da quasi 8.500 imprese con un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. Nell’audiovisivo e broadcasting si contano 61mila posti di lavoro diretti, mentre nelle filiere connesse ne sono attivati quasi il doppio, circa 112mila, per un totale di 173mila posti di lavoro. L’audiovisivo attiva lavoro giovane (il 77% degli addetti ha meno di 50 anni) e femminile più della media nazionale (39% di donne su una media del 36%), e vanta una forte componente di competenze specialistiche, artistiche e tecniche.
Anche il numero dei posti indotti nel settore dei servizi ad alto contenuto di conoscenza è rilevante: un totale di 43 mila, di cui 26 mila tra ingegneri, architetti, avvocati, designer, fiscalisti e 17 mila nelle professioni creative e artistiche.
La produttività del lavoro, in termini di valore aggiunto per addetto, è molto elevata in Italia e risulta terza in Europa. Nella classifica mondiale Audiovisivo, l’Italia è tra i primi dieci Paesi del mondo. L’export di prodotti audiovisivi totalizza 890 milioni di euro.
L’anello debole della filiera sono le sale cinematografiche (comparto che vale circa 600 milioni di euro e impiega oltre 300 imprese), a causa soprattutto della concorrenza di tv e internet. Il futuro delle sale dipende dalla riqualificazione tecnologica e immobiliare ed è su questo che si sta investendo.
Il Lazio è leader in Italia per produzione, numero di imprese e di addetti, nonché seconda regione europea per investimenti a favore del cinema e dell’audiovisivo. Roma è stata dichiarata dall’Unesco «città della creatività per il cinema», in virtù del suo patrimonio storico, produttivo e innovativo. Opera nel Lazio il 33% delle imprese nel settore «Cinema, radio tv», con quasi 75 mila addetti (diretti e indiretti), pari al 45% del totale Italia.
Nella regione si concentra anche il 77% dei finanziamenti alle produzioni cinematografiche, le cui esportazioni superano i 15 milioni di euro. Nei primi sei mesi 2019 (dati più recenti) l’export di audiovisivi ha raggiunto i 12,5 milioni di euro. Regione Lazio ha investito 26 milioni sul Programma operativo 2020 cinema e audiovisivo.
C’è poi l’enorme fronte dell’offerta live di musica e teatro con una moltitudine di attori, registi, musicisti, addetti al trasporto e montaggio/ smontaggio di palchi e scenografie, ballerini, orchestrali, scenografi, parrucchieri, sarti, truccatori, service audio/ video e così via: escluse le star, la massa fa parte dei cosiddetti «invisibili», un popolo che approssimazioni stimano in almeno 400 mila uomini e donne. A loro va garantita ora dignità e sussistenza. La Fondazione Centro Studi Doc parla del 90% di questi lavoratori fermi.
Per Agis, la perdita calcolata supera i 20 milioni di euro la settimana. Nel solo comparto musicale, il volume d’affari totale si aggira sui 1,55 miliardi di euro (dati Siae). Se si tiene conto dell’indotto (per 1 euro di biglietto c’è un indotto di 1,2 euro), al volume d’affari vanno sommati 1,8 miliardi di euro arrivando ad un impatto totale di circa 3,4 miliardi.
Le indagini indicano che solo in un evento su 10 in locali e feste popolari il musicista è pagato in modo regolare e spesso il cachet è parte in chiaro e parte in nero. Le proiezioni indicano per ogni euro pagato in nero a un lavoratore 8 euro di economia regolare.
In sostanza si attiva un circolo di denaro non tracciato pari a 8 volte il cachet del musicista. Per la musica dal vivo si arriva a un valore del sommerso compreso tra i 2,8 e i 4,7 miliardi.
Secondo le stime di Assomusica, a fine stagione estiva le perdite per il settore live ammonteranno a circa 350 milioni di euro. Già a fine maggio gli eventi musicali cancellati saranno 4.200. Senza poi contare che a giugno i cartelloni sono fitti e le incognite enormi.
Il 13% di questi eventi riguarda il Lazio, con Roma che fa da traino e che ora guida la classifica delle perdite. Un paio di esempi: il teatro dell’Opera di Roma calcola una perdita di 4,4 milioni. A casa i 650 dipendenti, e rimandate tutte le produzioni in cartellone.
Qualcosa si recupererà sfruttando l’accordo con il Comune per alcune serate all’aperto, ma è poca cosa. Più che altro un segnale di vitalità. A Caracalla, dove nella stagione estiva 2019 erano stati venduti 110 mila biglietti per un incasso di 7,5 milioni di euro, si rischia il vuoto salvo intese dell’ultimo momento. E così via. Per il resto della galassia di teatri, circoli e manifestazioni, buio pesto.
La Regione Lazio, prima in Italia, ha stanziato un milione di euro per sostenere i teatri privati contribuendo al pagamento dei canoni di locazione da marzo a giugno.
Il decreto rilancio, varato finalmente mercoledì sera, prevede per gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo che abbiano versato almeno 7 giorni di contributi nel 2019 un’indennità di 600 euro per aprile e maggio.
È stato inoltre creato un Fondo cultura con una dotazione di 50 milioni per il 2020 per la promozione di investimenti e altri interventi per la tutela, fruizione, valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio culturale.
Si tratta di un blando tampone e come sempre dovrà essere l’iniziativa di singoli, gruppi e settori interi a fare il resto.
Sapendo però di poter contare sul sostegno diffuso di tutti coloro – e sono milioni – che vogliono tornare al più presto a guardare film, ascoltare musica dal vivo, andare a teatro.
❞ Conta quasi 400 mila lavoratori il fronte della offerta live di musica e teatro
❞ Si stimano 3,4 miliardi di perdite nel settore musicale incluso il suo indotto