La Coppa Italia dopo lo scudetto Spinosi: «Squadra formidabile»
Il 18 maggio 2000 bis dei biancocelesti contro l’Inter L’ex vice di Eriksson: «Sven è stato un fratello»
Luciano Spinosi, nove giorni fa, ha compiuto 70 anni. A 20, passò dalla Roma alla Juventus assieme a Capello e Landini; a 50 ha vinto lo scudetto sulla panchina della Lazio, accanto a Sven-Goran Eriksson. «È passato tanto tempo, ma restano i ricordi di un campionato vinto nel modo più incredibile. Ma che quella fosse una squadra speciale si percepiva ogni giorno».
Dopo lo scudetto del 14 maggio 2000, la Coppa Italia del 18, a San Siro contro l’Inter: 20 anni oggi.
«In effetti il rischio di farci prendere troppo dai festeggiamenti c’era...».
Ma?
«Ma arrivati a quel punto non potevamo lasciarci scappare l’occasione di vincere anche la Coppa Italia. La festa vera ci fu la domenica dopo, all’Olimpico».
Tanti giocatori hanno descritto Eriksson come un maestro: per lei cosa ha rappresentato?
«Un fratello. Oltre ovviamente a un modello in campo e nella gestione del gruppo. Ci conoscemmo alla Roma quando lui era in prima squadra e io nelle giovanili. Poi abbiamo vinto tantissimo».
Il passaggio dalla Roma alla Lazio vi creò problemi?
«Non più di tanto, nel calcio la professionalità è tutto. E poi la mia carriera si era sviluppata anche molto a Torino, dove ho conosciuto mia moglie e sono nati i miei figli».
Sente ancora con Eriksson?
«Meno di prima, lui è in giro per il mondo. Ma l’affetto resta immutato».
C’è stata la possibilità, dopo la Lazio, di seguirlo all’estero?
«Sì, ma ho preferito rimanere in Italia. Non parlerei di separazione tra me e lui, è stata una decisione presa in totale serenità».
Di che cosa si occupava in campo?
«Di tanti aspetti. Ma alla fine le decisioni le prendeva lui, com’era giusto che fosse».
Il giocatore più forte che allenaste alla Lazio?
«Non ce n’è uno soltanto. Tutto il gruppo era formidabile, composto da grandissimi campioni».
Ha vestito la maglia della Roma, allenato le giovanili, allenato la prima squadra, poi vinto tutto con la Lazio. Quando la incontrano per strada, qual è la prima cosa che le ricordano?
«Varia a seconda dei tifosi con cui parlo. A Torino, con quelli bianconeri, è più semplice: non c’è scelta».
Oggi cosa fa?
«Vivo all’Eur, porto in giro i miei nipoti. Seguo il calcio in televisione”.
Se si riprende, Lazio-Juventus sarà il duello scudetto: per chi farà il tifo?
«A queste due squadre sono legati grandi ricordi della mia vita. Vinca il migliore».