Officina Pasolini Tosca: «La cultura, la mia bandiera»
Tosca racconta la sua direzione artistica di «Officina Pasolini» Tra i prossimi incontri (online) quelli con Rancore e Sora Cesira
Stavolta ne vedremo e ascolteremo delle belle. Svelando un’amicizia di vecchia data e sonore baldorie. Tosca intervista la Sora Cesira in una delle prossime dirette Instagram su @officinapasolini. Appuntamento alle 18 di mercoledì 27 maggio. La cantante, coordinatrice dell’hub culturale, ospita la blogger da dieci milioni di visualizzazioni, con la sua irresistibile abilità nel rimontare con nuovi testi carichi di ironia le clip di canzoni famose. «La conosco bene perché era la mia compagna di appartamento quando sono uscita la prima volta di casa — rivela Tosca — qualcosa come trent’anni fa. Io facevo i primi passi e lei già allora mi divertiva da morire con le sue parodie. Era diventato quasi un gioco. Ogni sera ci mettevamo al piano e lavoravamo su materiali, poi rimasti lì. Ecco, le chiederò di riaprire quei cassetti e rispolverare cose di quell’epoca, ma che so essere ancora attualissime».
Personaggi, in ambito musicale e non solo, ne ha scovati di ottimi, Officina Pasolini, in queste settimane. Presentandoli nell’unico format possibile per aggirare il lockdown. Entrare
direttamente nel loro salotto, via social. Che si trattasse di Gilberto Gil, Paola Cortellesi o Erri De Luca. Altri ne verranno: Maria Pia De Vito con Rita Marcotulli e Rancore ospite di Gino Castaldo, i prossimi. Tenendo vivo un rapporto con il pubblico sempre più stretto, maturato in cinque anni di attività. Prima dell’arrivo del Covid «i nostri appuntamenti erano sempre molto frequentati. Il teatro pieno di persone che avevano cominciato a fidarsi di noi — racconta — Nel senso che magari si avvicinavano la prima volta con nomi più noti, come Rocco Papaleo o Diodato, ma poi tornavano a scoprire le Ebbanesis, o Elena Ledda, Lucilla Galeazzi e Fausta Vetere».
Musica, Teatro e Multimediale, le tre sezioni del laboratorio creativo di alta formazione, dedicato a Pasolini, hub culturale della Regione Lazio: «Uno di quei progetti legato se vuoi a un caso di buona politica. Un centro di prima accoglienza per giovani artisti, lo chiamiamo. Qui si scrive, si produce, si viene aiutati a mettere a fuoco il proprio progetto — non prodotto, progetto — per entrare nel mondo del lavoro, col supporto di tutor che sono del settore». Tosca ne è la coordinatrice dalla prima ora e dirige la sezione canzone. «All’inizio mi sono chiesta se fossi in grado. Poi mi sono buttata con l’unica chiave che uso nella mia musica o nel teatro che faccio, cioè ignorando quelle regole non scritte che tendono a uniformare tutti alle regole di mercato. Qui l’unica bandiera è lo scambio di cultura. Il baratto di cultura, oserei dire, perché tra l’altro non viviamo di biglietteria, ma siamo sostenuti dal Fondo Sociale Europeo e dal Lazio DISCo, ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza». Dopo Sanremo 2020 con Ho amato
tutto, la sua ultima iniziativa si intitola «Mimetto#lamanosulcuore», un brano e una campagna social per i volontari della Croce Rossa. Mentre l’album
Morabeza, affascinante viaggio sonoro uscito lo scorso anno, è frutto anche di un autentico viaggio di tre anni fa in paesi come Tunisia e Algeria, «culturalmente stupefacenti. Ho visto persone in fila per entrare a vedere gare di poesia, gare di poesia, capisci?». Lo ripete tre volte: «Gare di poesia, ti rendi conto? Oggi se in Italia dici che sei un poeta, ti prendono per poveraccio. Ho fatto mia la frase di Ouled Ahmed, che fu voce in prima linea contro i regimi tunisini: “La rivoluzione è un lavoro poetico”. Ed è così. Ogni artista deve avere a mio avviso il dovere di non omologarsi e di rimanere fedele solo ed esclusivamente alla legge della cultura e non del commercio».