Quattro Fontane, papa Sisto V e i fondi esauriti
Sisto V aveva speso tutto a Santa Susanna e si rivolse ai privati per ornare l’incrocio
Ci siamo lasciati incantare da Largo Santa Susanna e dai suoi gioielli. Non lontano, lungo via XX settembre (un tempo via Pia) troviamo alcune interessanti conseguenze, all’incrocio con via delle Quattro Fontane (tratto dell’antica strada Felice). Papa Sisto V (Felice Peretti) che aveva dato il nome alla strada, era determinato a valorizzarlo al massimo. Ma aveva speso talmente tanto per il Mosè bruttino di Santa Susanna, che aveva finito i soldi e pensò bene di reinventare il mecenatismo privato. Stabilì che quell’incrocio fosse ornato da fontane celebrative del restauro dell’Acquedotto alessandrino (1587), che con lui, e senza senso della misura, si chiamerà da allora Acquedotto Felice. Quattro fontane, realizzate tra il 1588 e il 1593, con due soggetti maschili e due femminili, vennero così eseguite su disegni prestigiosi (sembra di Domenico Fontana e Pietro da Cortona) ma realizzate da mani ignote, a spese dei proprietari dei terreni limitrofi in cambio di concessioni gratuite dell’acqua Felice. Mecenatismo va bene, ma spendendo il giusto e sempre in cambio di qualcosa. A Muzio Mattei se ne devono due, quella sull’angolo del suo palazzo (poi proprietà Albani Del Drago) e quella in corrispondenza della futura chiesa di San Carlino; Antonio Grimani, vescovo di Torcello, realizzò quella sull’angolo dell’attuale palazzo Galloppi-Volpi, mentre Giacomo Gridenzoni quella sull’angolo del futuro giardino Barberini.
Caratteristica comune: le figure sono distese su un fianco dentro una nicchia che ospita la vasca semicircolare in travertino. Tra le figure maschili, l’Arno, sull’angolo del Palazzo Mattei-Albani-Del Drago, dietro al quale spunta un leone, simbolo di Firenze. Sul lato opposto, accanto alla chiesa di San Carlino, l’allegoria del Tevere sfoggia una cornucopia e l’immancabile lupa. Di fronte, le figure femminili rappresentano la Fortezza e la Fedeltà. La prima, Diana, lato giardino Barberini, sfoggia elementi dello stemma di Sisto V (l’avreste mai detto?), come il trimonzio su cui poggia il gomito. L’ultima è una Giunone immersa in una ricca vegetazione. Il risultato è un’opera unica che incorona un incrocio che si trova su un crinale e offre una vista unica nelle quattro direzioni: l’Obelisco Esquilino di Santa Maria Maggiore, l’Obelisco Sallustiano Trinità dei Monti, l’Obelisco del Quirinale e perfino la facciata interna di Porta Pia, di Michelangelo. Ma siccome stare fermi al centro dell’incrocio rischia di crearvi qualche problema potrete cercare rifugio nella sconcertante bellezza della chiesa di San Carlino. Nome affettuoso per le ridotte dimensioni della chiesa dei Trinitari dedicata a San Carlo Borromeo, realizzata da Francesco Borromini tra il 1634 e il 1644. La facciata venne conclusa dopo la sua morte: il chiostro ottagonale e le infinite forme che arricchiscono l’ovale della cupola ne fanno un capolavoro del barocco da vertigini e una tappa obbligatoria per chi vuole ancora regalarsi un’emozione.