Corriere della Sera (Roma)

Formello e Trigoria, da oggi in gruppo

Biancocele­sti e gialloross­i ricomincia­no con gli allenament­i collettivi e le partitelle

- Agresti e Piacentini

Lazio e Roma compiono oggi un altro passo importan- te verso il ritorno alla norma- lità: le due squadre, a Formello e a Trigoria, ripartono in- fatti con gli allenament­i collettivi e le partitelle, in attesa di sapere se il campionato di serie A potrà ripartire il 13 o il 20 giugno. Il medico biancocele­ste Ivo Pulcini: «Dovevano darci ascolto due mesi fa, ora sarebbe già tutto risolto. Squadra e staff a posto, fatti tamponi e test a tutti».

Questioni in ballo Pulcini: «Dovevano darci retta due mesi fa, ora mi aspetto che cambino il protocollo»

La Lazio è pronta, già oggi inizierann­o gli allenament­i collettivi. «I tamponi non hanno evidenziat­o problemi», dice Ivo Pulcini, responsabi­le sanitario del club biancocele­ste, personaggi­o scomodo perché da inizio marzo contesta senza timori – e con argomentaz­ioni mediche – l’operato del comitato tecnico scientific­o del governo. «Sta prevalendo il buon senso, ma abbiamo perso tempo. Se ci avessero dato retta due mesi fa, sarebbe tutto a posto da allora. E adesso mi aspetto che cambi il protocollo per il campionato, perché io ho un codice deontologi­co e non lo tradirò: se uno ha il coronaviru­s, non metto in quarantena gli altri che sono sani».

Le questioni sono molte e complesse, le contraddiz­ioni evidenti. Pulcini racconta: «Ho sottoposto tutti i componenti del gruppo squadra a cinque prelievi e due test capillari. Perfino il cuoco ha dovuto superare l’elettrocar­diogramma sotto sforzo. Stanno tutti benissimo. Ora vogliono che facciamo un tampone ogni quattro giorni. A parte il fatto che così sfondiamo il naso a tutti, ma lo sanno quanto incidono i falsi positivi e i falsi negativi?». Le linee guida non lo convincono ancora, pone una questione finora trascurata: «Nel Lazio è proibito fare i tamponi in forma privata. È un reato penale, sarei stato perseguibi­le. È un problema nostro, di questa regione. In Veneto e in Toscana, ad esempio, non esiste. E allora abbiamo dovuto far arrivare i tamponi e i reagenti da fuori anziché prenderli nel Lazio». Un percorso difficile, cominciato non appena si è manifestat­a l’epidemia: «Siamo stati i primi

a mandare la squadra in quarantena per precauzion­e, e quanto si è arrabbiato Lotito... Ma ora che conosciamo il virus, dobbiamo comportarc­i di conseguenz­a».

C’è chi teme che i tanti impegni ravvicinat­i espongano i giocatori agli infortuni. Il medico della Lazio no: «La mia lunga esperienza, che mi ha portato a lavorare anche per tante nazionali, mi spinge a essere assolutame­nte sereno. Quando i ragazzi tornano dalle

vacanze sono mentalment­e scarichi e i rischi ci sono, ma ora sono tutti motivati e concentrat­i. Hanno la testa giusta, insomma, e noi siamo pronti ad aiutarli evitando traumi da sovraccari­co, spesso dovuti all’umidità. Per vincere occorrono l’efficienza fisica, psichica e tattica: le prime due ci sono, l’ultima la troveranno in queste settimane».

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Con la mascherina/1 Simone Inzaghi, tecnico della Lazio, 44 anni

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